Svezia,
Svezia e ancora Svezia! Ormai l’ottanta per cento dei migliori
gruppi prog attuali viene da li, inoltre sono convinto di poter affermare
che dobbiamo agli svedesi se il prog negli ultimi dieci anni è
risorto dalle sue ceneri, a partire da formazioni come Anglagard,
Isildur Bane, Anekdoten, Pain Of Salvation, Ritual, the Flower Kings…,
ma l’elenco sarebbe troppo lungo. Quindi anche questa formazione,
che si è appena accasata alla prolifica Inside Out, viene dalla
Svezia e manco a dirlo propone dell’ottimo prog.
Questo quartetto non è al debutto discografico, ma i due lavori
precedenti sembra siano circolati solo sul circuito indipendente,
ma tanto è bastato per far circolare il nome del gruppo fra
gli appassionati più curiosi, non sorprende quindi trovarli
accasati per un’etichetta importate per questo nuovo lavoro.
Il sound dei Beardfish è un mix di influenze che vanno dai
classici del genere come Genesis, King Crimson e Gentle Giant e arrivano
al Canterbury e alle follie Zappiane, con un occhio anche alle costruzioni
melodiche dei Beatles, insomma un condensato di storia del rock romantico.
Ma i Beardfish non sono dei musicisti nostalgici che vorrebbero aver
fermato la macchina del tempo agli anni settanta, perché il
loro sound è fresco e vitale, la registrazione è ottima
e il risultato complessivo è di quelli che lasciano il segno
nel cuore degli amanti del genere. Asoltate le variazioni di “Sunrise”,
ci sono dei duetti tastiere chitarra da brividi, o le melodie vincenti
di “Afternoon Conversation”, dove poesia e follia si uniscono
insieme. Poi ci sono le sfuriate metalliche di “And Never Know”,
la padronanza tecnica è di altissimo spessore, ciononostante
la bellezza della composizione è sempre al centro. Nei Beardfish
la complessità dei passaggi strumentali non è mai una
vetrina per i musicisti, ma è per il nostro puro piacere. Il
jazz e il metal giocano insieme, partiture acustiche molto liriche,
diventano repentinamente dei fraseggi articolati carichi di elettricità
e nervosismo, le parti cantate sono avvincenti. Sembra proprio un
album perfetto, non c’è un brano brutto o sotto la media.
I Beardfish sono una nuova stella nel firmamento prog e se continuano
così potrebbero diventare presto uno dei gruppi di riferimento
per tutto il genere, staremo a vedere cosa ci riserverà il
loro futuro, intanto godiamoci questo piccolo gioiello e teniamo d’occhio
la band, perché Sleeping In Traffic: Part Two è già
in preparazione e noi stiamo già aspettando. GB
Altre recensioni: Sleeping in Traffic: Part
Two; Destined Solitaire; The
Void
Intervista: 2008
Live Reportage
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