Rock Impressions

Beardfish - The Void BEARDFISH - The Void
Inside Out
Distribuzione italiana: Spin Go!
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2012


Torna sul mercato una delle band più promettenti del circuito prog nordico, con il settimo disco in circa dieci anni. I Beardfish sono un gruppo pieno di creatività e lo hanno dimostrato con un disco più bello dell’altro ed ovviamente siamo curiosi di scoprire cosa ci hanno preparato per questo nuovo The Void.

Andy Tillison dei Tangent presta la voce per un intro parlato, poi attacca “Voluntary Slavery” un brano molto metallico e settantiano, denso di rabbia, ai limiti dell’heavy metal, il prog sembra un ricordo sbiadito, ma poi le ritmiche si complicano e riportano l’accento su un certo modo di fare musica, anche se l’impianto selvaggio resta. “Turn to Gravel” è più articolata, con dissonanze interessanti, ma in un clima sempre molto seventies, con qualche accenno anche a certi emozionanti groove dei King’s X. “They Whisper” possiede un incedere accattivante, con una bella melodia dominante e variazioni sul tema che finalmente fanno molto prog, uno dei momenti più riusciti del disco. Con “This Matter of Time” si riparte da una base heavy rock quasi prepotente, ma poi come in una spirale si arriva ad un prog nervoso e Crimsoniano di grande spessore. “Seventeen Again” è costruita su una base jazzata, che si stacca decisamente dal resto di quanto ascoltato prima, anche se poi converge in un prog molto lirico e barocco. “Ludvig & Sverker” appare meno significativa, ma non è un brutto pezzo. “He Already Lives in You” affronta temi psichedelici, con grandi passaggi strumentali. “Note” è una suite di oltre un quarto d’ora, ricca di spunti e di idee, come ogni buona suite, un brano post moderno di buon spessore, anche se un po’ poco avventuroso in certi passaggi, migliora nella seconda parte. La partita si chiude con la blueseggiante “Where the Lights Are Low”, un blues sporco e settantiano, che aggiunge un momento introspettivo all’album, ricco di pathos.

Ancora un bel disco da questi nordici pieni di talento, che continuano nel segno di un prog sempre in movimento, sempre diverso, mai statico, magari non sempre geniale, ma almeno loro ci provano a non fare mai le stesse cose e non è un merito da poco. GB

Altre recensioni: Sleeping in Traffic: Pt.1; Sleeping in Traffic: Pt.2; Destined Solitaire

Intervista: 2008

Live Reportage


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