Rock Impressions

Big Country BIG COUNTRY - Under Cover
Back Track Records


I Big Country nascono nell'81 nel circuito punk rock, che nella prima metà degli anni ottanta ha aggiustato il tiro dell'iconoclastia punk verso un recupero di certo rock dei settanta. In questo nuovo approccio, il gruppo scozzese, è riuscito a dimostrare una personalità e una coerenza indiscutibili. Non può sorprendere, quindi, di trovare un album di cover really rock oriented.

Sedici brani indimenticabili, sedici tasselli di un mosaico stampato nei cuori di chi ha amato i seventies, quando la speranza nell'utopia rock non si era ancora vestita di disillusione e quando il business non influiva troppo pesantemente sui gruppi.

Si parte con il glam di "I'm Eighteen" e "Teenage Lament" di Alice Cooper, l'oltraggiosa "Vicious" di Lou Reed, le melodie irripetibili dei Creedence Clearwater Revival di "Down on the Corner", poi c'è posto per Neil Youg e per il torrido blues dei Cannet Heat, brilla la stupenda "Don't Fear the Reaper" dei Blue Oyster Cult, seguita dall'irresistibile "Paranoid" dei Sabbath che chiude, idealmente, la prima parte della raccolta tutta in salita. La seconda parte è un po' più varia, anche se è ancora forte la matrice rock del disco, troviamo "Oh Well" dei Fleetwood Mac e "Honky Tonk Woman" dei Rolling Stones, con contorno di Bowie, Roxy Music, Joni Mitchell e Smokey Robinson. Troviamo un angolo di funky con "Black Skinned Blue Eyed Boys", ma è solo un attimo. L'ultimo brano è un folk tradizionale, tanto per ricordare dove tutto è nato.

Tutte le cover scelte non sono banali, non ci sono concessioni a pruriti commerciali e la resa dei brani si pone in perfetto equilibrio fra il rispetto e la doverosa personalizzazione. Anche la copertina del disco merita di essere segnalata, mostra una camera con appesi alla parete tre poster: Paranoid, Agent of Fortune dei BOC e Why the Long Face degli stessi Big Country, la mia camera ideale!

Un disco bellissimo, un sincero canto d'amore. Scusate, ma al cuore non si comanda e se ancora non volete conoscere questa band eccezionale fate male solo a voi stessi! GB

Altre recensioni: Driving To Damascus; One in a Million; Rarities 2; The Journey

Live report: 2013

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