Rock Impressions

Devin Townsend Project - Epicloud DEVIN TOWNSEND PROJECT - Epicloud
Hevy Devy / Inside Out
Distribuzione italiana: Spin Go!
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2012


Il genialaccio del metal non sta fermo un attimo ed eccolo nuovamente far capolino con un nuovo album a nome DTP, che se escludiamo i due box usciti, è il quinto in studio. Di Townsend vi abbiamo già parlato, per cui passerei subito all’analisi del nuovo disco.

Epicloud si discosta sostanzialmente dai titoli precedenti, ormai Devin ci ha abituati a repentini cambi di rotta, ma in fondo non cambia proprio nulla, perché, scusate il paradosso, il cambiamento è l’unica costante di Devin, in questo senso è uno dei musicisti più aperti e sperimentali di questi anni, anche se devo dire che non tutto quello che ha fatto mi ha convinto e mi è piaciuto, però gli riconosco il pregio di essere un artista che affronta sempre nuove sfide. Nonostante questo preambolo in Epicloud Devin ha cercato di ritrovare la sua vena più melodica, Epicloud è un inno alla vita.

Il disco parte con un brano che ricorda certi cori polifonici dei Queen, per poi entrare in “True North”, con un canto incalzante retto da melodie molto catchy, a metà fra gli Abba e certe cose dei Kiss, mentre entra una sezione ritmica potente e cattiva, che contrasta con le ficcanti melodie vocali, il brano in effetti è tutto un incastro di parti metalliche e grandi melodie, Devin qui esprime tutto il suo genio. “Lucky Animals” è un brano ancora più visionario, con cori pazzeschi e un tessuto metallico. Su tutto ci sono questi arrangiamenti molto ridondanti, la musica è satura e si fatica quasi a discernere le singole parti, quasi come se dietro ci fosse un’intera orchestra e un coro, mentre molto probabilmente è tutto ottenuto con dei campionamenti. Ogni brano di questo disco è retto da melodie seducenti come in “Save Our Now”, c’è anche tanta tecnologia sotto, mista ad una forma di spiritualità non facilmente comprensibile, ma un brano dolce come “Divine” non lascia molti dubbi in proposito. Anneke Van Giersbergen canta in molti momenti del disco e conferisce un’aura incantata con la sua presenza significativa, come in “Grace”. A volte la doppia cassa è davvero ridondante, come in “More!”. In chiusura con “Angel” si riprende il tema iniziale e questo disco ridondante si chiude lasciando un po’ di stupore e un po’ di perplessità.

In questo disco Townsend ci ha stupiti, ha saputo dar vita a belle melodie, anche se spesso le ha stravolte e ricomposte, quasi sempre le ha innestate su tappeti sonori inusuali, quasi inadatti ed ha creato qualcosa di veramente suggestivo, magari non sempre riuscito, ma sicuramente molto originale. GB

Altre recensioni: Synchestra; Ziltoid the Omniscent; Ki; Deconstruction + Ghost;
Addicted; The Retinal Circus

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