Il leggendario chitarrista dei Genesis torna sul mercato con un nuovo
e impegnatovp album. Abbandonata la sperimentazione dell’ultimo
To Watch The Storms, in questo cd fresco di stampa il nostro si dedica
alla musica neoclassica con tanto di piccola orchestra al seguito.
L’opera ha un aspetto neo gotico fin dall’immagine inquietante
di copertina circondata dall’artwork nero e le prime note che
escono dal lettore confermano l’impressione e ci catapultano
in un ambiente tetro e malinconico con rintocco di campana, poi entra
una chitarra spagnoleggiante a smorzare la tensione, ma la sezione
di archi ci fa ripiombare in uno stato di suspance palpabile. E’
solo l’inizio di un viaggio fra stati d’animo contrastanti,
“To Earth Like Rain” è molto tranquilla e riposante,
solenne è “Song to Nature”, “The Dancing
Ground” è puro neoclassicismo, nemmeno tanto originale.
Molto lirica è “The Vast Life”, il brano più
lungo dell’album, che talvolta risulta anche un po’ soporifero,
ma che rappresenta di certo la composizione più completa di
questo lavoro. Dopo una serie di tracce poco significative arriva
la darkeggiante “Under the World”, un lento bolero dalle
tinte fosche di buon effetto. Un altro sussulto arriva con l’impetuosa
“Severance”, che risveglia un po’ l’attenzione,
ma le restanti tre tracce smorzano in un calando sfumato.
Metamorpheus è composto da ben quindici tracce strumentali
per chitarra acustica, un basso, quattro archi e tre fiati. Alla fine
del lavoro devo dire che mi sono annoiato, non tanto a causa del genere,
che in altri casi ha saputo entusiasmarmi, ma proprio perché
questo ascolto, a parte la grande eleganza formale, non mi ha lasciato
niente, peccato. GB
Altre recensioni: To Watch the Storms;
Wild Orchids; Out
Of The Tunnel’s Mouth;
Genesis Revisited Live; The
Tokyo Tapes; Genesis
Revisited: Live 2
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