Rock Impressions

Oresund Space Collective -  Good Planets Are Hard To Find ORESUND SPACE COLLECTIVE
Good Planets Are Hard To Find
Transubstans
Distribuzione italiana: Black Widow
Genere: Space Rock
Support: CD - 2009


Per tutti gli amanti dei viaggi interstellari ecco che ritornano i nordici OSC, con la loro astronave sempre pronta a partire verso nuove eccitanti mete galattiche. L’appuntamento con questa incredibile anti-band è diventato una consuetudine particolarmente gradita, solo per rinfrescarvi la memoria, questo progetto, che ruota attorno alle visioni spaziali di un gruppo che metà danese e metà svedese, è quasi una comune di musicisti, un po’ come avveniva nei primi anni ’70 in America per quelle che col tempo sono divenute le cosiddette “Jam Band”, comunque se c’è un gruppo che più di tutti può fregiarsi del titolo di Jam Band per antonomasia sono proprio questi OSC, che di fatto incidono le loro jam sessions e i loro brani sono tutti rigorosamente frutto di improvvisazioni. Ma questo i nostri lettori più affezzionati lo sanno già.

Questo quinto album non si discosta molto dai precedenti, almeno a livello di intenzioni, ma è ovvio che i paragoni finiscono qui, a forza di suonare sempre con musicisti diversi, ma soprattutto di “suonare”, gli OSC sono invevitabilmente cresciuti e la loro caratura si sente tutta nei sei brani che compongono questo lavoro. Sei traccie decisamente lunghe, vi viaggia da un minimo di sei minuti ad un massimo di quasi venti, di musica space rock di ottimo livello. Come al solito i nomi di riferimento sono sempre gli stessi, dagli Hawkwind ai Pink Floyd, senza dimenticare la Kosmische Musik tedesca di Schulze e dei Tangerine Dream con l’aggiunta di un tocco di musica orientale che si adatta davvero bene a questo genere. Le influenze esotiche compaiono in particolare nella title track che è posta in apertura e nell’ultimo “MTSST”, ma uno dei brani che mi hanno coinvolto maggiormente è il terzo “Orbital Elevator” con le sue progressioni ritmiche irresistibili. Certo occorre una certa predisposizione ad ascoltare musica interamente strumentale come questa, che vuole farci viaggiare con la mente e che richiede un coinvolgimento emotivo non indifferente, ma il senso di appagamento ripaga ampiamente dell’impegno richiesto. Comunque sia ci troviamo tra le mani un disco davvero coinvolgente, dall’inizio alla fine.

Gli OSC sono una band che riesce a sorprendermi tutte le volte, sia per la loro longevità, che per la loro creatività, a lungo andare forse potrei abituarmi alle loro visioni cosmiche, ma sono convinto che saranno sempre capaci di farmi provare delle belle emozioni, come sempre. GB


Altre recensioni: Oresund Space Collective; It's All About Delay; The Black Tomato;
Dead Man in Space; Different Creatures

Interviste: 2007

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