Rock Impressions

Oresund Space Collective -  Dead Man in Space ORESUND SPACE COLLECTIVE
Dead Man in Space
Space Rock Productions /
Transubstans
Distribuzione italiana: Black Widow
Genere: Space Rock
Support: CD - 2011
Oresund Space Collective -  Dead Man in Space


Mi fa sempre piacere ritrovare gli OSC, la formazione che meglio di tutte ha saputo rivitalizzare lo space rock e che ha prodotto una buona serie di cd, tutti di ottimo livello. Dischi strumentali, che hanno la particolarità di essere interamente improvvisati. Scott Heller, mente del progetto, ha guidato con grande efficacia questa formazione molto freak, nelle vastità cosmiche che ci sovrastano e ogni viaggio è diventato un’esperienza onirica di rara efficacia.

Con gli anni gli OSC hanno affinato il proprio stile, sono cresciuti riuscendo sempre a coinvolgerci con la loro formula (solo) apparentemente tanto semplice, del buon space rock fatto di lunghe jam session molto libere. Pensate che anche questo disco si apre con una composizione di oltre trentadue minuti dal titolo esplicativo “High Pilots”, il sintetizzatore fa la parte del leone, ma molto importante è anche la sezione ritmica ipnotica, per non parlare delle chitarre, che danno forza espressiva al tutto, si crea un mix magico, con un viaggio che è più importante della meta, è sempre così, ma con questa musica il concetto appare ancora più chiaro che in altri contesti. Quasi come se non ci fosse interruzione si passa al secondo brano “Who Tripped on the C(h)ord?”, che è ancora più acido del precedente, i suoni sono più morbidi e cosmici, il tempo si complica un po’, con una sezione ritmica meno ipnotica e più vicina a certo jazz, non a caso il brano successivo prende il titolo “Space Jazz Jam 2.2”. La struttura si fa più complessa e articolata, anche se le suggestioni vanno tutte nella stessa direzione, verso l’ìnfinito… Infine “Dead Man in Space” chiude questa nuova avventura con tre minuti di sperimentazioni e voci filtrate, qualcosa di abbastanza cinematografico se volete, ma che comunque ci sta bene.

Per me è molto bello che in questa epoca ci siano ancora musicisti che fanno musica (e dischi) per il solo gusto di suonare, ben consapevoli che non è musica che farà fare dei soldi e nemmeno che darà loro grande notorietà, ma musica come questa fa davvero bene a chi la ascolta e soprattutto la sa ascoltare. GB


Altre recensioni: Oresund Space Collective; It's All About Delay; The Black Tomato;
Dead Man in Space; Different Creatures

Interviste: 2007

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