Conosciamo il chitarrista tedesco Reuter per essere uno degli artisti
sperimentali più raffinati e coraggiosi del panorama attuale,
ma la sua figura è molto più complessa e non c’è
modo migliore per avvicinarsi a lui se non ascoltando la sua musica,
compito che comunque richiede un certo impegno e apertura mentale.
Questo disco contiene musica composta tra il 1985 e 1987 ed è
stato registrato nel 2014. Al fianco di Reuter troviamo i chitarristi
Stephan Thelen e Bernhard Wagner, il bassista Christian Kuntner, il
batterista Manuel Pasquinelli e Tobias Reber ai “live electronics”.
La musica proposta da Reuter è umorale, introspettiva, per
certi versi psichica, non si tratta solo di sperimentazioni sonore
fini a sé stesse, è un viaggio nell’intimo e nel
subconscio, attraverso un linguaggio non convenzionale, fatto di suoni
e ritmi altri. Cercare di trovare dei paralleli con altri dischi o
esperimenti sonori sarebbe fuorviante, si tratta di composizioni strumentali
fuori dagli schemi, non a caso sei brani hanno per titolo il termine
“Condition” seguito da un numero progressivo mentre il
brano conclusivo si intitola “Unconditional”. Le chitarre
sono morbide, con suoni vicini a certo jazz, ma anche al prog più
coraggioso. I ritmi sono dispari con intrecci davvero complessi, alla
ricerca di un climax, di uno stato d’animo, di emozioni insolite.
Non è musica che graffia o che disturba ma richiede comunque
un lavoro di approfondimento che impegna in un ascolto partecipe e
consapevole.
Non è facile confrontarsi con un album come questo, è
come permettere a qualcuno di guardarti dentro e non tutti lo vogliono
fare. Però è sempre un’esperienza positiva. GB
Altre recensioni: Nothing Is Sacred; Sun
Trance; Shapeshifter; Truce
2; Bleed
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