Ognuno
di noi è legato a qualche disco in particolare, io sono specialmente
affezionato a questo, che è uno dei miei preferiti degli anni
’80 ed ho sempre desiderato poterlo recensire.
Per la precisione siamo nel 1985, il metal tradizionale era in declino
e stavano emergendo due correnti principali, quella glam con Motley
Crue, Poison e Cinderella e quella speed con Metallica, Anthrax e
Venom, sessista la prima e rabbiosa la seconda, anche se non mancavano
altre correnti minori, come quella doom o il new prog.
Il terzo disco solista di Uli Jon Roth (ex Scorpions) però
fu qualcosa di veramente diverso, era molto prog nella sua concezione,
ma non era prog nel senso tradizionale. Univa musica classica, hard
rock, folk in un mix originale, con passaggi che ricordano anche quanto
fatto da Jim Steinman (l’autore di capolavori come Bat Out of
Hell di Meat Loaf), ma soprattutto era un disco spirituale, cosa che
il metal non aveva mai provato a fare, se si escludono i primi tentativi
di metal cristiano, ma Beyond The Astral Skies oltre ai testi proponeva
anche una musica spirituale. Con questo non voglio dire che non ci
sia energia o forza espressiva, ma le esplosioni musicali sono un
po’ come la Primavera di Vivaldi (autore molto amato da Roth).
Descrivere ogni brano porterebbe via molto tempo, anche se ci sarebbe
davvero molto da dire a partire da “The Night The Master Comes”
dove un temporale lascia posto ad un brano cadenzato piuttosto seventies
nell’impianto, ma è col terzo brano “Why”
che si inizia veramente ad entrare nello straordinario immaginario
di Roth, musica classica e hard rock si fondono in modo perfetto,
un piccolo capolavoro. La stessa forza la troviamo anche nella seguente
“I’ll Be There”, fra assoli molto space rock e un
impianto decisamente progressive, che musica! Tra altri brani molto
belli si arriva a quello che per me rimane il capolavoro del disco,
la folkeggiante “I’m A River”, una canzone che non
ho mai dimenticato e che spesse volte è stata per me di grande
ispirazione e aiuto. L’amore per Hendrix lo troviamo in “Angel
of Peace”, poi c’è la drammatica “Eleison”
con tanto di coro, sacralità e rock si sposano in un inno neoclassico
molto efficace e sofferto. Gran finale con “Son of the Sky”.
Cosa agiungere di più? Beyond the Astral Skies è un
disco come pochi, o meglio è unico e come tale va apprezzato
in tutta la sua genialità. Questa nuova edizione rimasterizzata
ci permette quindi di riscoltarlo in tutto il suo splendore, non lasciatevelo
scappare. GB
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