Rock Impressions

Glenn Hughes - FUNK HUGHES GLENN
First Underground Nuclear Kitchen
Frontiers Records
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Funky Hard Rock
Support: CD - 2008

Continua il fortunato sodalizio fra the Voice of Rock e la label partenopea con un album che è tutto un programma, non dovrebbe infatti esservi sfuggito che il titolo, così come accadde per Return Of Crystal Karma (ROCK), altro non è che un acronimo di FUNK, un genere musicale che è sempre stato molto presente in tutta la carriera artistica del nostro fin dagli inizi coi Trapeze, anche se ovviamente coniugato col rock. Con questo nuovo album quindi il nostro lascia da parte l’hard rock più viscerale e spinge maggiormente sul lato soul e funk della sua anima. Al suo fianco troviamo i “vecchi” amici JJ Marsh, ma solo in due brani e Chad Smith (RHCP), poi ci sono Luis Maldonado alle chitarre, George Nastos sempre alle chitarre in un paio di brani, Anders Olinder alle tastiere e Ed Roth sempre alle tastiere.

Grande groove ovviamente e tonnellate di energia a partire fin dall’iniziale “Crave”, che fa da ponte col repertorio più classico del nostro, hard funk e un Hughes in gran spolvero. Anche la title track è molto diretta, siamo ancora nella morsa di un funky duro e pulsante, è un vero piacere sentire che Glenn ha ancora così tanta voglia di rockare. Ma ecco che con “Satellite” le atmosfere si ammorbidiscono ed emerge tutta l’anima soul di Hughes, grande feeling. Ovviamente c’è ancora posto per il rock pulsante di vitalità ecco allora “Love Communion” e ancora più “We Shall Be Free”, un vero canto che ricorda un blues sofferto con grande base funky. In “Imperfection” è ancora il soul a fare da padrone, la vece di Glenn carezza con grande dolcezza, poi il treno riparte subito dopo con “Never Say Never” e i vecchi fans troveranno pane per i loro denti. “We Go to War” è carina ma un po’ riempitiva, ma a questo punto del disco ci può stare. “Oil and Water” parte sommessa, ma poi subisce una sterzata decisa e ne esce un brano epico epocale con JJ che si produce in uno dei suoi stupendi solos. Bellissima la ballata “Too Late to Save the World”, ricca di pathos, mentre la conclusiva “Where There’s a Will” è puro soul di ottima fattura.

Non molla Glenn, passano gli anni ma lui non molla… anzi è sempre più attivo ed energico e soprattutto si diverte. Certo ha trovato il suo standard e si muove sempre su coordinate collaudate, ma ha talmente tanta classe che i suoi fans troveranno sempre pane per i loro denti. GB


Altre recensioni: Building the Machine;A Soulful Christmas; Different Stages;
Songs in the Key of Rock; Soulfully Live; Soul Mover; Music for the Divine;
Freak Flag Flyin'; Live in Australia;

Interviste: 2001, 2005

Live: 2005

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