Rock Impressions

Glenn Hughes HUGHES GLENN - Soul Mover
Frontiers

Ormai l’appuntamento con Mr Voice of Rock è diventato una felice consuetudine, tra l’altro il nostro ha dato da poco alle stampe anche l’ultimo live “Soulfully…”, già il soul che ironicamente fa capolino anche nel titolo della sua nuova fatica in studio, ma non aspettatevi un album morbido o vellutato, perché Glenn non ha ancora esaurito la vena energica che ha dato vita ai suoi ultimi lavori compresi quelli realizzati in coppia con Turner (Hughes Turner Project).

Il riffing stoppato del brano di apertura omonimo è la migliore presentazione che ci poteva venire, un incrocio fra i Led Zeppelin e i RHCP, non a caso alle chitarre troviamo come guest nientemeno che Navarro, mentre Chad Smith suona la batteria in tutto l’album e lo coproduce. “She Moves Ghostly” è un brano veloce che rilegge il soul e lo contestualizza in un tessuto adatto alla voce prepotente di Hughes. “High Road” è un titolo che parla da solo e gronda polveroso hard rock, ma non è retrò, anzi direi che pur avendo un impianto classico c’è una vena molto moderna che pervade il brano. “Orion” è nuovamente zeppeliniana col suo riffone e il tempo sincopato, molto più interessante “Change Yourself”, col suo intimismo che si fa evocativo di malinconiche battaglie quotidiane contro la fatica di cambiare… “nothing last forever, but the soul”, grande brano.

“Let It Go” è una traccia complessa che alterna momenti rilassati ad altri pieni di forza espressiva, un brano di non facile lettura che potrebbe venire dal repertorio più impegnato dei Deep Purple. Il funky, altro grande amore di Glenn, deflagra in “Dark Star” ed è impossibile stare fermi. “Land of the Livin’” è piacevole, ma non aggiunge molto a quanto già partorito, anche se è sempre un bel sentire. Troviamo ancora un misto di soul e di hard rock in “Isolation”, mentre è bella diretta “Miss Little Insane”, che propone un hard serrato e compatto. “Last Mistake” ci propone Glenn che gioca con la sua voce come solo lui sa fare nel mondo dell’hard rock, che ugola, una ballad intensa che Hughes esalta e mette i brividi. Chiude la piacevole “Don’t Let Me Bleed” che suggella un disco molto bello, il tipo di disco che non ti aspetteresti da un vecchietto, ma non si tratta di uno dei tanti perché stiamo parlando di Mr Glenn Hughes, che è più vivo che mai.

Hughes è un personaggio positivo sotto tutti i punti di vista e pensare che c’è chi nel rock vede solo il diavolo, cento di questi dischi Voice Of Rock! GB

Altre recensioni: Building the Machine; A Soulful Christmas; Different Stages; Songs in the Key of Rock; Soulfully Live; Music for the Divine; Freak Flag Flyin';
Live in Australia; F.U.N.K.

Interviste: 2001, 2005

Live: 2005

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Artisti correlati: Hughes Turner Project, Voodoo Hill, Iommi


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