Neal
Morse ha lascitao gli Spock's Beard per seguire la propria vocazione
cristiana, la notizia è già stata digerita dai fans,
ma questo però non ha significato l'abbandono di Neal della
scena musicale. Infatti ecco che dà alle stampe il suo terzo
disco solista (se si escludono un CD natalizio e una raccolta a suo
nome di demo dei Transatlantic), un impressionante doppio album di
oltre due ore di musica, di cui ne uscirà anche una versione
con bonus CD (da quanto ne so conterrà almeno un paio di brani
dal titolo "The Fang" e "Thursday Afternoon / Find
My Way Back").
Nel presente album troviamo come ospiti Mike Portnoy (Drem Theater),
che suona tutte le parti di batteria, Kerry Livgren (Kansas) in un
brano e molti musicisti meno conosciuti fra cui vari archi, vari fiati
e altro ancora.
L'album è un concept sulla conversione di Neal, in altre parole
l'artista ha voluto raccontare in musica la sua personale esperienza,
non si tratta di un lungo sermone con scopi morali, Morse vuole solo
raccontare se stesso, non dice cosa bisogna o non bisogna fare, ma
racconta senza fronzoli e senza mielose sdolcinature la sua esperienza
di conversione. La musica è di stampo prettamente progressivo
e risente dell'esperienza che Neal ha accumulato coi due gruppi precedenti,
ma questa viene spinta avanti, subisce un trattamento nuovo, più
maturo, mentre non segue l'impronta pop cantautorale dei suoi lavori
solisti.
Il concept è diviso in cinque parti e inizia con la poetica
"The Land of Beginning Again", prosegue con la strumentale
sinfonica "Overture No.1", in queste due prime tracce c'è
la sorpresa e la gioia della conversione. Poi inizia la fase della
ricerca di senso in "California Nights", una track jazzata
e nell'aggressiva e vitale "Colder in the Sun". Le prime
crisi arrivano in "Sleeping Jesus", dall'incedere onirico,
nella tenebrosa e cattiva "Interlude" e nella seguente "The
Prince of...". La nuova dimensione parte con "The Promise"
con le sue bellissime parti vocali e una chitarra spagnoleggiante
molto solare. Ma non è ancora tempo di pace per il cuore di
Neal ed è la triste "Wasted Life" che parla del senso
di abbandono che prova spesso l'uomo di fronte a Dio.
La seconda parte racconta in sei tracce la difficoltà di cominciare
una nuova vita, di vedere il mondo sotto una nuova luce, di cambiare
il proprio punto di vista, di lasciarsi trasformare, i dubbi e il
bisogno di amore, è una parte carica di tensione drammatica
e vitale e il tutto si riflette anche a livello musicale.
La terza parte è l'inizio della nuova vita e torna l'entusiasmo,
questa, insieme a quella finale sono le sezioni più "cristiane"
dell'album. Nell'inno "Sing It High" troviamo uno splendido
solo acustico.
La quarta parte descrive la comprensione della nuova vita, tutto ha
una luce diversa anche se non è tutto facile. "Moving
in My Heart" è un prog piuttosto classico, a base di pop
sinfonico. "I Am Willing" è una traccia intimista
dove Neal dialoga con Dio. "The Storm Before the Calm" è
una traccia piuttosto atipica, si sviluppa su un ritmo samba, ma resta
in territorio prog, che riemerge soprattutto nel finale incandescente.
Dopo, come ha detto il brano precedente arriva la calma.
La parte finale ed è la felice conclusione dell'esperienza,
è una sezione celebrativa e solenne, ringraziamento e commiato,
è anche quella più breve di tutto il lavoro.
Testimony è un disco stupendo, pur essendo molto lungo non
c'è un solo pezzo brutto, non ci sono momenti che stufano,
i brani non sono mai banali o autoindulgenti, Neal doveva proprio
essere molto ispirato quando l'ha composto e per me questo è
il top album di prog dell'anno, assolutamente da avere. GB
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