Chi
conosce Erik Norlander non può sorprendersi nel trovarsi di
fronte a questo cd piuttosto diverso dal suo classico repertorio,
Seas Of Orion infatti è un album interamente elettronico, dominato
dalle tastiere del virtuoso Erik e con il misurato contributo di Greg
Ellis alle percussioni, un artista che ha già prestato il suo
contributo sui primi due dischi solisti di Erik.
Del resto sia il primo album dei Rocket Scientists “Earthbound”
sia vari suoi inserti strumentali disseminati qua e là nella
sua lunga discografia, ci mostravano un musicista molto propenso a
divagazioni elettroniche.
Quando oggi si parla di musica elettronica si pensa subito, purtroppo,
alla new age, ma negli anni ’70 la musica elettronica, che era
chiamata anche cosmic music, era ben altro, era innanzi tutto musica
rock ed è a questa tradizione che si rifà il biondo
Erik. Penso ad artisti come il geniale Klaus Schulze e all’elettronica
tedesca di gruppi come i Tangerine Dream e Ash Ra Tempel, oppure penso
al greco Vangelis che viene omaggiato con il rifacimento di “Hymne”
in “Opera Sauvage: Hymne”, ma volendo si possono trovare
riferimenti anche a Mike Olfield e qualcosa anche di Alan Parson.
L’album si apre con l’epica “Fanfare for Absent
Friends”, in memoria delle vittime dell’undici settembre,
il brano più sinfonico del cd, con qualcosa di già sentito,
ma è più un completamento di quanto già proposto,
non certo un ripescaggio, inoltre certi passaggi sono davvero notevoli.
Il rock cosmico parte a razzo in “City of Living Machines”
dove Erik profonde tutto il suo smisurato talento col sinth e il Moog,
il ritmo è incalzante con dei solos favolosi. Per il disco
Norlander ha utilizzato strumenti d’epoca insieme ad altri più
moderni e il risultato si sente. “Adrift on the Fire Seas of
Orion’s Schield” è una suite di oltre ventidue
minuti ed è il piatto forte dell’album, apice creativo
e banco di prova per valutare le reali doti compositive di Norlander,
spesso la musica elettronica è una specie di gioco dove il
compositore si sbizzarrisce con degli strumenti e gli basta improvvisare
con grande libertà su dei tempi generati da una macchina, ma
in un brano di questa importanza non basta giocare e non servono dei
trucchetti per risolvere la cosa, occorrono idee e inventiva ed Erik
mostra entrambe. Le atmosfere sono ancora più spaziali e sospese,
lente e solenni, maestose e drammatiche, spettrali e sublimi. E’
facile perdersi nelle spire create dalle mani di questo mago.
La musica elettronica è un giocattolo nelle mani di un musicista
esperto, ma Erik Norlander ci ha mostrato di essere anche un musicista
molto serio, capace di fare della grande musica a 360 gradi e sono
sicuro che si è anche divertito, ora siamo noi che possiamo
divertirci insieme con lui. GB
Altre recensioni: Treshold s.e.; Music
Machine; EEC Tour 2001; EEC
Tour 2003;
Stars Rain Down
Interviste: 2001; 2003
Articolo
Live Reportage
Sito Web
Artisti correlati: Rocket Scientists; Lana Lane
|