Non sappiamo ancora cosa abbia spinto il mitico gruppo capitanato
da Nick Barret e Clive Nolan ad abbandonare la Toff Records e ad accasarsi
alla sempre più prolifica Inside Out, anche se possiamo immaginarlo,
ma questa non è l’unica sorpresa che ci riserva Believe.
Il nuovo album dei Pendragon esce a una ventina d’anni dall’esordio,
il loro primo Ep Fly High Fall Far era infatti uscito su EMI nell’84,
quindi Believe è anche la celebrazione di una lunga carriera
vissuta ai margini dei grandi circuiti, ma con la forza di una coerenza
artistica che non è mai venuta meno in tutti questi anni.
Dopo un silenzio di quattro anni, tanti ne sono passati dalla pubblicazione
di Not of This World, questo gruppo leader del movimento New Prog
degli anni ’80 torna con un album sorprendente e spettacolare.
Avevo amato moltissimo il gruppo all’inizio della loro carriera,
ma poi la band si era standardizzata su un sound che non riusciva
più a coinvolgermi, per cui è stata una splendida sorpresa
ascoltare le nuove tracks e sentirmi emozionato come ai vecchi tempi.
Il concept parla delle teorie della cospirazione, dei poteri occulti
che avrebbero dominato i destini del nostro mondo così come
lo conosciamo e per indagare musicalmente un concept così complesso
e impegnativo Barret e soci hanno composto delle musiche cariche di
mistero e di energia, l’album più oscuro e potente della
loro discografia e che musica! Anche se questo non deve far pensare
ad atmosfere eccessivamente gotiche, sono pur sempre i Pendragon.
Non è che il gruppo ha stravolto il proprio sound, piuttosto
lo ha arricchito di sfumature e lo ha reso più intenso, teatrale
e drammatico. Il cantato dal sapore celtico posto all’inizio
delle title track ci cala subito in una dimensione particolare. Ma
con la successiva “No Place For the Innocent” ci si rende
veramente conto che la musica è cambiata, un giro zeppeliniano
da il via ad un brano energico e vitale, elargito da una band al massimo
della forma. The Wisdom of Solomon” attacca con un cantato orientaleggiante
e la chitarra gilmouriana di Barret sembra tornare ai soliti schemi
più volte collaudati, ma è solo per creare quel tanto
d’atmosfera, poi subentra una bella parte acustica che ricorda
certe evoluzioni di Steve Howe, ma il brano cambia spesso connotati
offrendo molti spunti interessanti. “The Wishing Well”
è divisa in quattro brani tutti coinvolgenti, tra momenti onirici
(“For Your Journey”), pennellate di poesia (“So
By Sowest”), follia e tensione (“We Talked”) e grandi
melodie (“Two Roads”). “Learning Curve” a
sorpresa sembra quasi un brano pop sullo stile dei migliori Genesis
degli anni ’80, non molto prog, ma con delle belle armonie molto
solari e uno splendido assolo di chitarra. La chiusura è affidata
alla ballata malinconica “The Edge of the World” che farà
la gioia di tutti i vecchi fan, ma sono convinto che questo album
ne possa conquistare anche molti di nuovi.
Sul mercato sarà presente anche una special edition con bonus
dvd sulla realizzazione dell’album, per cui scegliete bene cosa
comprare. GB
Altre recensioni: The History; Past
and Present; Pure; Concerto
Maximo; Out
Of Order Comes Chaos;
The Masquerade Overture
Intervista
Retrospettiva su Clive Nolan
Sito Web
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I Pendragon fanno parte della storia del New Progressive e chi ama questo
genere non ha bisogno di presentazioni al riguardo e dunque non sarà
certo questa recensione a far scoprire loro nulla di nuovo. Nulla di
nuovo no, ma per quello che mi riguarda questo è sicuramente
un felice ritorno.
Con il precedente “Not Of This World” infatti i nostri si
sono adagiati troppo sugli allori proponendoci un disco che non è
altro che un comodo mix di sonorità estrapolate dai capolavori
“The World”, “The Window Of Life” e dal mastodontico
“The Masquerade Overture”. Poca fatica dunque ed un facile
risultato, ma questo solo per chi non conosce il quartetto. Oggi, a
quattro anni di distanza ritornano e colpiscono in pieno il bersaglio
con questo Believe”. Il lavoro è ricco di sorprese, voci
femminili e persino l’interpretazione vocale di Barrett risulta
essere meno anonima che in precedenza, donandoci anche tratti recitati
come in “The Wishing Well”.
Non mancano ovviamente gli assolo chitarristici di Pinkfloydiana memoria,
ne tantomeno le tastiere che fanno da sottofondo alle melodie sempre
molto toccanti ed intimiste. Godo sempre quando dalle mie casse dello
stereo si alza il muro sonoro del Mellotron. Nostalgico, direte voi,
ma io ritengo che questo “Believe” non sia il solito polpettone
di Prog anni ’80, anzi, le sonorità sono molto moderne
e certi interventi di elettronica, come ad esempio nella voce di Barrett
in “No Place For The Innocent” non guastano per niente.
Rispetto ad altri lavori precedenti le tastiere di Clive Nolan (Arena,
Shadowland, Strangers On A Train) sono meno invasive, mentre la chitarra
risulta essere più Rock. Quando partono gli assolo si ha la sensazione
di respirare a pieni polmoni la musica che riempie e gratifica.
I Pendragon sono in definitiva sempre loro, anche dopo 27 anni di carriera,
ma questa volta hanno osato qualcosa in più, quel poco che non
guasta e che rende questo lavoro uno dei gioielli compositivi da relegare
alla storia. Questa volta non passeranno inosservati, cosa dobbiamo
fare altrimenti, gridare? Per i più golosi di voi segnalo anche
l’edizione limitata cd + dvd, cosa aspettate, siete ancora lì?
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