Ascoltare i Pendragon è come affrontare un viaggio temporale.
Nel suono della band di Nick Barrett comunque sia, ci sono dei punti
di riferimento inamovibili, ad esempio la sua chitarra. I Pink floyd
più ispirati sono un solido punto di riferimento al quale Nick
attinge brano per brano. La band attiva dal 1978, quando assieme ai
Marillion , IQ, Pallas e pochi altri creano il New Prog, ci ha entusiasmato
con lavori davvero epocali. Come non rimanere estasiati avanti al
trittico “The World”, “The Window Of Life”
e l’irraggiungibile “The Masquerade Overture”, episodi
che segnano più che un ascoltatore, riportando il genere Progressive
all’attenzione del grande pubblico. Poi episodi personali segnano
la vita dell’artista Barrett, la separazione coniugale destabilizza
il suo stato umorale e questo in qualche modo si ripercuote anche
nella musica. Seguono buoni album come “Not Of This World”
e “Believe”, ma qualcosa sembra essersi inceppato. Si
ha come la sensazione che i Pendragon girino ciclicamente il meglio
dei loro pezzi senza variarne di molto il contenuto e la forma, in
parole povere un periodo di apparente stagnazione artistica. C’è
bisogno di una svolta, come è accaduto da “Kowtow”
a “The World” negli anni ’80, pur come dicevo all’inizio,
strettamente dentro ai punti di riferimento inamovibili.
Ecco allora che in “Pure” il lavoro di arrangiamento del
grande tastierista Clive Nolan (Arena, Strangers On A Train, Shadowland
etc.) diventa un punto importante. Via le tastiere protagoniste assolute
e quindi invadenti, per un avvicinamento ad un suono più elettronico
fine e poco invasivo. L’album è decisamente più
chitarristico e se vogliamo anche più duro. Non resta che constatare,
o meglio sottolineare, l’importanza che Steven Wilson (Porcupine
Tree, Blackfield, No-Man, etc.) ha avuto per il Progressive moderno,
le sue arie malinconiche e le atmosfere dure e psichedeliche le ritroviamo
dappertutto, in tantissime band Prog di oggi e neppure i maestri del
genere esulano da questo fatto. Il sound si rinfresca dunque, il connubio
New Prog e Psichedelia è stupendo e due brani come “Indigo”
e “It’s Only Me” da soli valgono l’acquisto
del disco. Un Barrett perfino ingrassato, ma più deciso, coraggioso
nel voler tentare una svolta nella sua stupenda carriera. La ritmica
di Peter Gee (basso) e Scott Higham (batteria) è perfetta,
trascinante quanto serve.
“Pure” è un disco che grida vendetta, date ai Pendragon
quello che è dei Pendragon! Capolavoro? Quasi, assolutamente
sfiorato, solo a causa della mancanza di un altro brano spettacolare
come i sopraccitati, ma per chi scrive tutto questo è di già
sufficiente.
Overdose di adrenalina, Barrett arrabbiato il giusto, una nuova faccia,
un sound fresco e moderno. Tanto di cappello signori, non fermate
la vostra mutazione, qui gia si gode da matti. 30 anni di Prog non
a caso! Auguri. MS
Altre recensioni:
The History; Believe;
Past and Present; Concerto
Maximo; Out
Of Order Comes Chaos;
The Masquerade Overture
Intervista
Retrospettiva su Clive Nolan
Sito Web
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Certo, non possiamo attenderci sconvolgimenti epocali da Nick Barrett
e dalla sua ciurma, giunti con "Pure" al loro ottavo disco
lungo (ma ho perso il conto delle varie raccolte ed edizioni limitate,
oltre ai singoli ed ai live succedutisi copiosi negli anni), successore
di quel "Believe" pubblicato nel 2005. Ma qualcosa è
cambiato, tant'è vero che lo storico batterista Fudge Smith non
è più della partita, sostituito dal solido Scott Higham.
Nulla di particolare, fino ad ora, eppoi "Indigo" inaugura
il disco in pieno Pendragon-style, con quelle liquide chitarre pinkfloydiane
ed i suoi quindici minuti scarsi di durata (e che tornano nella conclusiva
"It's only me"). Eppure il suono si è fatto più
duro, addirittura a tratti oscuro, riprendendo in parte certe ambientazioni
fatte proprie e perfezionate dai titolati best-sellers underground Porcupine
Tree. E che dire poi del riffone glam/hard rock che scuote "View
from the seashore", primo capitolo della suite "Comatose"?
Quivi sì che Nick si fa cattivo e graffiante, lasciando a Clive
Nolan ben poco spazio, che il tastierista comunque sa ritagliarsi con
gran mestiere. E della citazione "I was flicking through my Bowie
LP Ziggy Stardust saved my life..." che apre "Freakshow",
altro episodio da tenere in considerazione, nello sviluppo in parte
inedito della formula ora adottata dall'amato Pendragone? Che comunque
poggia ancora sulla splendida sei corde e sul basso onnipresente del
fido Peter Gee, coll'onnipresente Nolan vera garanzia di successo.
"Pure" è un disco onesto, suonato coll'anima e col
cuore, lontano anni luce da calcoli e da tentazioni mainstream. Può
piacere o meno, questo ovviamente è soggettivo, comunque il quartetto
ha saputo rinnovarsi senza svendersi , mantenendo intatta quella naiveté
che lo ha reso grande, pur in un ambito ristretto come quello del new-prog-rock.
Etichetta che ora gli sta strettina, come certe giacche acquistate troppo
in fretta, senza provarle con cura e pazienza. Carino il DVD che segue
il disco audio, testimonianza del lavoro svolto dai nostri e dell'amore
che infondono nel loro operato. AM |