Tra le mani abbiamo il debutto di questi ragazzi tedeschi che, dopo
aver suonato per anni covers dei Pink Floyd e di altre grandi band
di prog, hanno deciso di fare sul serio e di produrre musica propria.
La prima cosa che colpisce ascoltando questo disco è la profonda
ricerca sui suoni, la produzione maniacale, l'attenzione spasmodica
verso un risultato tutt'altro che scontato, un prodotto che si differenzia
sostanzialmente dalla media attuale dei prodotti del circuito prog,
tanto che ad un ascolto distratto potrebbe anche sembrare qualcos'altro.
God Has Failed è un album triste, ispirato alla morte del padre
del tastierista e cantante Yogi Lang, per questo forse è molto
sentito e ricco di belle melodie. "Hole in the Sky" dimostra
che la passione del gruppo per i Floyd è più forte che
mai, dai suoni di chitarra alla voce è tutto un richiamo, ma
nel contempo si sente anche la forza espressiva di una band che sta
per esprimere la propria indiscutibile personalità. "Who
Do You Think We Are" gioca molto di più sui suoni, con
un'ambientazione spaziale e una cadenza molto seventies, che si sposano
ad effetti moderni, è il vero prog che si rigenera e si rinnova
come una fenice. Le melodie ariose e semplici di "Wait Five Years"
ci ricordano che il prog non ha bisogno di essere complesso per entusiasmare,
ma che contano prima di tutto le emozioni. "What I Need"
gioca sulle stesse coordinate elargendo ancora grandi melodie su strutture
tutt'altro che banali. "In Your Dreams" e "It's Alright"
sono brani un po' più sostenuti e si possono apprezzare maggiormente
le doti tecniche dei nostri, la seconda in particolare sfodera un
crescendo da brividi, degno dei migliori Anekdoten. Si arriva così
alla magnifica "Crazy Lane", una ballad toccante come non
se ne sentivano da tempo, un brano che irrompe nel cuore come un fiume
in piena. "Fool" ricorda un po' un famoso giro dei Nirvana,
anche se qui è reso diversamente, fra l'hippy e il floydiano.
"Spring Of Freedom" ha un incedere maestoso e solenne, un
po' scontato ma di grande effetto. Chiude il CD il brano omonimo,
un commiato toccante per un disco eccezionale che farà la gioia
di tutti gli amanti del prog vecchia maniera. GB
Altre recensioni: Trying To Kiss The Sun;
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Interviste: 2003; 2004
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