Questi ragazzi tedeschi sono giunti al quarto album e si sono imposti
grazie ad un sound fortemente ispirato ai Pink Floyd (non a caso ad
inizio carriera erano una loro cover band) e alla psichedelia, senza
disdegnare il pop moderno di Radiohead e Coldplay. Per queste caratteristiche
la definizione “prog” può sembrare fuorviante,
ma c’è chi è convinto che sono proprio queste
“nuove” sperimentazioni e contaminazioni col pop evoluto
la nuova frontiera del prog, lo hanno capito i Marillion, ma sono
in molti oggi che ci credono.
Personalmente non mi interessano più di tanto queste disquisizioni
che cito solo come riferimento, quello che invece mi colpisce è
il risultato e devo dire che questi RPWL mi sono piaciuti fin dal
primo ascolto tanto che mi sono fatto tutta la loro discografia. Per
lo stesso motivo provavo una certa attesa per questo nuovo album.
Il sound del gruppo in questo nuovo lavoro gioca anche con influenze
Genesiane e con molti riferimenti alla musica orientale dell’India
con tanto di sitar e tablas che spuntano qua e la. Ma non mancano
momenti molto elettrici e propriamente rock, insomma questo album
è molto vario e può appagare esigenze diverse senza
essere mai banale o accondiscendente. I brani non strizzano mai l’occhio
alla classifica e non cercano di piacere a tutti i costi, ma sono
intimamente eleganti e piacevoli come se il songwriting dei nostri
fosse graziato di una freschezza naturale riscontrabile sono nei grandi
artisti.
Ci sarebbero mille altre cose da dire e da raccontare, come l’attenta
ricerca sui suoni, infatti il cd è disponibile anche in versione
5.1 mix, troviamo l’ugola graffiante di Ray Wilson (Genesis
e Stiltskin) che interpreta un brano, ma soprattutto troviamo quattro
musicisti che credono nella forza della musica e che danno il massimo
per il nostro piacere. GB
Altre recensioni: God Has Failed; Trying
To Kiss The Sun; Stock;
Start the Fire;
The RPWL Experience; Live
Experience; A
Show Beyond Man and Time
Interviste: 2003; 2004
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