Tutti coloro che seguono con attenzione il Progressive Rock conoscono
profondamente la band svedese del chitarrista (ex Kaipa) tuttofare
Roine Stolt, praticamente un’istituzione. Ci hanno abituati
a lavori mastodontici e di durata elevata, molti i doppi cd nella
ricchissima discografia ed altrettanto possiamo dire delle suites.
Ma c’è ancora una larga fetta di rocchettari che ancora
non conoscono questa realtà del Progressive Moderno, allora
ecco che la raccolta “The Road Back Home” potrebbe tornare
utile. Dico questo perché nel doppio cd c’è molta
carne al fuoco, ma poca per i fans di lunga data. Solamente una cover
(bellissima) del classico dei Genesis “Cinema Show” ed
un inedito dal titolo “Little Deceiver”. Due ore e mezzo
di successi e di sogni sonori che faranno innamorare più di
un nuovo ascoltatore.
Stolt cura il tutto, dall’artwork alla scelta dei brani e devo
ammettere che nella totalità si può considerare più
che esaustiva. Se andiamo ad analizzare attentamente la loro discografia,
noteremo che questo non è il primo “Best of…”,
andando a ritroso nel tempo ritroviamo il discreto “Scanning
The Greenhouse-1995-1998” edito dalla francese Musea. La tecnica
e la magniloquenza del suono scaturito dagli svedesi è impressionante,
anche se gli appassionati di prog di lungo corso sono divisi in due
fazioni: chi li ama e chi li odia. Del resto il gruppo nel 2007 propone
ancora passaggi ipertecnici, forse atti ad un autocompiacimento ai
limiti dell’autolesionismo alla Yes? Ritengo che tutto ciò
sia più che lecito, visto che l’amore di Stolt per il
suo lavoro porta al concepimento di brani emozionanti come l’irraggiungibile
“Stardus We Are”. È altrettanto legittimo che esistano
ascoltatori che voltino le spalle a cotanta ridondanza, stanchi dei
soliti suoni alla Genesis e compagnia bella. Ma allora a che cosa
serve una raccolta di ventisette brani così suonati, forse
per riempire di soldi le casse di Roine e soci? Ma certo che no, una
band che suona dai primi anni ’90 e che se ne esce con sole
due raccolte è di sicuro in buona fede.
Io da parte mia amo questa emozionante musica e malgrado possegga
la discografia completa, mi resta comodo per non cambiare cd quando
voglio sentirne i capolavori tutti di un fiato! Oltretutto questa
è una ghiottissima ed esaustiva occasione per chi non li conosce
di avvicinarsi al loro coloratissimo mondo.
Dopo un grande doppio come “Paradox Hotel”, un turno di
riposo è più che lecito, ma adesso non vedo l’ora
di ascoltare nuove fatiche. Non mi aspetto nessuna evoluzione stilistica,
nessuna innovazione, per me i The Flower Kings sono già perfetti
così, prendere o lasciare. MS
Altre recensioni: Fan Club CD 2000;
Space Revolvers; The
Rainmaker; Scanning the Greenhouse;
Unfold the Future; Meet
the Flower Kings; Adam & Eve;
Paradox Hotel;
Brim Stoned in Europe; Live
in New York; Istant Delivery;
The Sum of No Evil;
Desolation Rose
Intervista
Live Report: 2006; 2012
Artisti correlati: Kaipa; Tomas Bodin; Karmakanic; Transatlantic;
Tangent; Roine Stolt; Circus Brimstone
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