Mi sono innamorato dei Flower Kings fin dalla prima volta che li ho
ascoltati e li considero uno dei gruppi più importanti in ambito
prog degli ultimi anni. Per questo sono stato molto felice di ricevere
da recensire il loro nuovo lavoro, ad un anno esatto dall'uscita del
precedente disco in studio "Rainmaker".
Ascolto subito questo nuovo doppio CD (di oltre due ore e mezza) con
una certa emozione, ma da subito provo una impressione strana. Il
suono è eccezionale, splendente, meraviglioso e il nuovo batterista
si è inserito in modo perfetto, non c'è niente fuori
posto, ma serpeggia dentro di me una sensazione di disagio, di insoddisfazione,
di delusione: le composizioni non dicono niente, non rieco a provare
delle belle emozioni (a dir la verità neanche quelle brutte),
avverto solo un senso di noia.
Che sia colpa dell'iperattività? Un disco all'anno (spesso
doppio), poi il bonus disk, il CD per il fan club con materiale inedito,
i dischi solisti (molto bello Pinup Guru tastierista Tomas Bodin),
i dischi coi supergruppi (Transatlantic), quelli coi vecchi gruppi
(Kaipa), insomma una valanga di materiale ci ha letteralmente inondati!
Possibile che la creatività si possa mantenere con ritmi così
esasperati? Fino a ieri sembrava di si, pareva proprio che questi
artisti, come dei novelli re Mida, potessero trasformare in oro ogni
disco a cui mettevano le mani! Purtroppo Unfold The Future ci dimostra
che questo non è più vero.
Nonostante le mie impressioni negative, UTF resta un disco superbo,
il gruppo ha cercato molte soluzioni nuove, ma è proprio qui
che hanno fallito perché hanno cercato di fare cose nuove senza
metterci cuore e grinta. Il primo CD parte con una mega suite di mezz'ora,
un brano logorroico che si salva solo per le doti della band. Dopo
due brani anonimi arriva "Christianopel" una traccia rumorista
incomprensibile e oltremodo noiosa. Chiude la piacevole "Vox
Humana", ma è un po' poco per salvare il tutto.
Il secondo CD va decisamente meglio e sono da menzionare la stralunata
"Rollin the Dice", la jazzata e complessa "The Devils
Danceschool" con delle parti ritmiche strepitose, l'incantevole
"Solitary Shell" degna delle cose migliori dei Re dei Fiori,
ma la conclusiva suite finale "Devils Playground" è
più lunga che bella e pur avendo dei momenti piacevoli come
nel solo finale conclude nel peggiore dei modi. I testi sembrano piuttosto
interessanti, ma non avendo il booklet non ne posso parlare, inoltre
la voce di Roine Stolt è sempre molto bella.
In conclusione non è tutto da buttare, questo è un disco
che condensato in cinquanta minuti (meno della metà) sarebbe
stato fantastico, ma così è destinato solo ai die hard
fans, purtroppo gli altri è meglio che si ascoltino prima i
dischi più vecchi. GB
Altre recensioni: Space Revolvers;
The
Rainmaker; Scanning the Greenhouse;
Fan Club CD 2000; Meet
the Flower Kings; Adam & Eve;
Paradox Hotel;
Brim Stoned in Europe; Live
in New York; Istant Delivery;
The Road Back Home;
The Sum of No Evil;
Desolation Rose
Intervista
Live Report: 2006; 2012
Artisti correlati: Kaipa; Tomas Bodin; Karmakanic; Transatlantic;
Tangent; Roine Stolt; Circus Brimstone
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