La famosa (in ambito prog) band svedese capitanata da Roine Stolt
(Transatlantic, ex Kaipa), sta per giungere al traguardo dei vent’anni
di carriera con una discografia ricca e con una solida base di fans.
La band è rimasta in silenzio per circa cinque anni, dopo di
che nel 2012 è tornata con Banks of Eden, un disco che mi aveva
lasciato perplesso, mi era sembrato un compito svolto molto bene,
ma senza troppa anima, poi ho rivalutato i brani in sede live, perché
il gruppo on stage aveva dimostrato grande capacità nel tenere
il palco e l’attenzione del pubblico. Oggi rieccoli con questo
nuovo album, che esce in diversi formati, dal cd singolo (come la
copia tra le mie mani) a doppio cd a doppio Lp e altro ancora, per
tutti i gusti e per tutte le tasche. Oltre al già citato Stolt,
la band nel tempo si è consolidata attorno alle figure rassicuranti
di Hasse Froberg, voce e chitarra, del funambolico bassista Jonas
Reingold e del bravo tastierista Tomas Bodin, mentre continua a cambiare
drummer, posto attualmente occupato da Felix Lehrmann.
Ma veniamo al disco, che manco a dirlo è basato su un concept,
la storia gravita attorno al desiderio dell’uomo di crearsi
un paradiso e di come questa ambizione cada sempre nell’insuccesso,
nel mentre un angelo osserva il tutto dalla cima di una torre, una
storia intrigante, che la band risolve con consumata abilità,
tra partiture epiche e piece di puro prog sinfonico, quello che al
gruppo è sempre riuscito meglio, con un deciso piglio dardeggiante,
carico di vibrazioni rock.
Il primo brano è “Tower” che manco a dirlo è
quasi una suite di oltre tredici minuti, unico brano del disco veramente
lungo, ci sono delle melodie veramente belle in questo pezzo e c’è
tutto quello a cui i Flokis ci hanno abituato negli anni, precisione
e ricchezza di sfumature armoniche, come terreno siamo nel prog sinfonico
a forti tinte rock. “Sleeping Bones” è un brano
fortemente epico, drammatico, oscuro, ci sono i migliori Flower Kings
dentro. La forza espressiva pervade anche la seguente “Desolation
Road”, un brano potente, che propone un mix di rock e di jazz
ad alto tasso emotivo. “White Tuxedos” è un brano
molto misterico, permeato di sonorità dark, che ad un certo
punto diventano quasi una cantilena infantile, il mix è agghiacciante
e non sembrano nemmeno la band a cui siamo abituati, finalmente qualcosa
che riesce a risvegliare la nostra attenzione, strepitoso l’assolo
di chitarra. “The Resurrected Judas” inizia con un riffing
molto duro, quasi metal, ma che presto prende connotati onirici e
melliflui, un cambio anche troppo brusco, che prelude ad un brano
ricco, ma più vicino alle cose a cui Roine e soci ci hanno
abituati, anche se non mancano momenti veramente esuberanti. In “Silent
Masses” recuperano il gusto sinfonico, con melodie molto azzeccate.
Ancora note oscure nella sinistra “Dark Fascist Skies”,
un titolo che può attirare simpatie e forse qualche critica,
peccato non avere il testo. Il disco chiude con due brevi canzoni
in tono calante, del resto è un commiato e quindi in fondo
non ci stanno male.
In questo nuovo album dei Flower Kings ritroviamo molti elementi tipici
del loro sound e alcuni meno scontati e talvolta quasi sorprendenti,
nel complesso il disco piacerà molto ai vecchi fans, ma forse
potrebbe anche farne di nuovi, sono i “soliti” vecchi
leoni, capaci ancora di regalare buone emozioni, hanno trovato una
formula in cui riescono ad esprimere al meglio le proprie caratteristiche
e più di tanto non si scostano da lì, ma ce ne fossero
di band così. GB
Altre recensioni: Fan Club CD 2000;
Space Revolvers; The
Rainmaker; Scanning the Greenhouse;
Unfold the Future; Meet
the Flower Kings; Adam & Eve;
Paradox Hotel;
Brim Stoned in Europe; Live
in New York; Istant Delivery;
The Road Back Home;
The Sum of No Evil
Intervista
Live Report: 2006; 2012
Artisti correlati: Kaipa; Tomas Bodin; Karmakanic; Transatlantic;
Tangent; Roine Stolt; Circus Brimstone
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