PAIN
OF SALVATION + ANNEKE VAN GERSBERGER + ARSTIDIR |
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Road Salt ha ispirato a Daniel e soci un tour acustico e non volevo di certo farmi scappare l’occasione di ascoltare una delle band più interessanti del momento in questa insolita veste, anche se non è la prima volta che i POS fanno concerti acustici e forse non sarà nemmeno l’ultima. Da come entro nel locale capisco subito che le cose sono state fatte in modo piuttosto inconsueto, il palco era allestito come un salotto retrò, con tanto di poltrone in similpelle, carta da parati gialla, un porta con tenda molto vintage e un paio di poster, uno di Hendrix e uno (mi sembra, perché era un po’ nascosto) di Audrey Hepburn. In cartellone c’erano ben tre artisti, i primi, a me sconosciuti, sono stati gli islandesi Arstidir, seguiti da Anneke Van Gersberger, l’indimenticata leader dei Gathering, che da qualche anno ha intrapreso la carriera solista e infine dai Pain Of Salvation. |
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Come si sono spente le luci a sorpresa è uscito Daniel Gildenlow e si è messo a spiegare le ragioni dell’allestimento, il suo desiderio di ricreare un clima anni ’70, un clima intimo, familiare, dove i musicisti possono suonare rilassati, come se fossero in casa e suonassero non per gli astanti, ma per puro divertimento… Daniel ha scherzato col pubblico, ha chiesto l’età dei presenti e ha raccontato qualche aneddoto, ma ecco suonare alla porta e fare la loro comparsa gli Arstidir, che salutano con pacche e simpatia Daniel, sei ragazzotti nordici dalla faccia simpatica e pulita, che prendono posto e insieme a Daniel danno vita ad una sentita “Road Salt”, poi Daniel lascia e rimangono gli Arstidir soli a proporre i loro brani, quasi tutti tratti dall’ultimo disco Svefns Og Voku Skil, ballate dal forte sapore folk nordico, melodie bellissime e molto malinconiche, suonate su strumenti acustici, non senza trovate intriganti, belle armonie che venivano esaltate da ottimi arrangiamenti vocali. Due archi, violino e violoncello, tre chitarre e le tastiere, mentre alla voce si sono alternati un po’ tutti. |
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Ad un certo punto entra Anneke per fare un pezzo insieme (credo sia una cover degli Anathema, ma non sono sicuro), poi di nuovo soli fino alla fine. Questo interscambio continuerà durante tutta la serata. Davvero toccanti le melodie di questi musicisti, che sono stati molto apprezzati anche dal pubblico. |
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Usciti gli Arstidir ecco che torna Anneke, accolta da un vero tributo del pubblico. L’olandese inizia a proporre le proprie canzoni da sola, ad un certo punto spiega che tutti i suoi brani parlano di amore e di amicizia, quasi come se provasse un po’ di imbarazzo, visti i suoi trascorsi metallici, ma infondo oggi (e probabilmente anche prima) questa è Anneke, prendere o lasciare. Anneke, sul palco appare nel suo abitat naturale e nonostante qualche problema di salute (se non ho capito male era un po’ costipata), ha mostrato una voce davvero notevole. Oltre ai suoi brani, ha proposto anche due bellissime cover che mi sembra giusto ricordare, l’indimenticabile “Time After Time” di Cindy Lauper e “All I Want Is You” degli U2, ma non ha dimenticato nemmeno i Gathering, dei quali ha proposto un brano, mi sembra da Mandylion (la mia memoria latita). Se posso dire le canzoni di Anneke non sono brutte, anzi, ma non sono nemmeno di quelle che ti entrano nel cuore e non ne escono più e in un certo senso perdono il confronto con le cover proposte, comunque nel suo insieme a me la sua esibizione non è dispiaciuta. |
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Un cambio di palco (solo per fare un po’ di spazio) un po’ lunghetto ha preceduto l’esibizione degli svedesi, sul palco torna Daniel da solo e riprende il racconto/presentazione, poi pian piano arrivano alla spicciolata i musicisti, come degli amici che vengono a trovarti a casa e prendono posto, una costante del concerto è il continuo cambio di posto di Daniel e del chitarrista, che sembrano voler provare un po’ tutte le poltrone (in effetti Gildenlow lo dice anche). |
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Si parte con “Falling Dawn” suonata a due chitarre, poi pian piano entrano anche gli altri strumenti e in particolare è la batteria che vivacizza bene, in fondo si sentiva anche il desidero di un po’ di drumming e Leo Margarit non si risparmia dietro alle pelli. Fra cover, brani storici e gli ultimi pezzi, che non sono sempre immediati, il concerto prosegue senza cedimenti. Anneke torna per cantare la cover di “Help Me Make Throught the Night” e duetta con Daniel come se fossero due innamorati. Piuttosto a colpire è stata la versione praticamente irriconoscibile di “Holy Diver” classico del primo album solista del compianto elfo Ronnie, eseguita in chiave zappiana, tra swingate, ritmi reggae e altre trovate davvero poco usuali, ma di grande gusto. E ancora ecco una sentita cover di “Perfect Day” di Lou Reed. Ma la band dà il meglio con “Second Love”, che mi è piaciuta davvero tanto. Gran finale con tutti sul palco, Arstidir e Anneke compresi a cantare “1979”, terzo bis e poi le luci si sono spente. |
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