Come ho avuto modo di scrivere anche per altre band, apprezzo quando
un gruppo decide di rimettere mano ad un vecchio disco per dargli
nuova vita. Potrebbe sembrare un’operazione commerciale, magari
per spremere un po’ i soliti fans in un periodo di carestia
di idee o per onorare qualche contratto che impone alla band di uscire
con qualcosa. Però non credo che sia il caso dei gruppi di
cui ho parlato, che sono quasi sempre mossi dalla passione più
che dai guadagni, che oggi come oggi sono sempre più risicati.
Poi questo disco per me ha un valore particolare, perché è
il primo con cui ho conosciuto la band di Daniel Gildenlow. C’è
da sottolineare che del gruppo originale ormai è rimasto solo
lui e questo un po’ mi dispiace, per vari motivi, però
Daniel ha saputo traghettare i POS fino ad oggi senza mai perdere
un grammo di carisma. Non è un caso se quindi viene proposta
la versione live del disco registrata nel 2014 con la nuova line up
e la resa è comunque in linea.
Remedy Lane è il quarto album della band svedese e in qualche
modo è quello che li consacra a livello internazionale. In
seguito la band lavorerà con Jens Bogren (Opeth, Symphony X,
Devin Townsend, Haken) e il desiderio di affidargli questo disco era
forte ed ecco il risultato. Ma niente paura il nuovo album dei POS
ha già un titolo: In the Passing Light of Day e si prevede
la pubblicazione entro la fine dell’anno.
L’apertura è affidata alla breve “Of Two Beginnings”,
il sound è brillante e potente. A seguire la bellissima “Ending
Themes”, la band è nel suo massimo splendore e la nuova
produzione ne esalta la potenza espressiva. Poi ci si può perdere
nelle geometrie ardite di “Fandango”, brano quanto mai
ruvido e immaginifico. Le emozioni si susseguono prepotenti in un
disco che è bello in ogni sua angolazione. Come non ammirare
le melodie nascoste nella possente “A Trace of Blood”?
E poi la dolcezza squisita di “This Heart of Mine” ci
sorprende piacevolmente prima della botta grossa… “Undertow”!
Una canzone che mi commuove tutte le volte che l’ascolto. Da
solo vale l’acquisto del disco. “Rope Ends” è
uno dei momenti più propriamente prog del disco. Si prosegue
sempre su livelli molto alti fino alla title track, sorta di summa
dei temi musicali contenuti nel disco. Prima della fine c’è
un altro pezzone, “Second Love”, Gildenlow e compagni
sono tanto bravi con i pezzi duri come con quelli lenti e atmosferici,
restando sempre assolutamente credibili.
Come è consuetudine per la Inside Out il disco esce in diversi
formati, cd singoli, doppi, Lp e altro ancora, ma quello che conta
è che Remedy Lane è un disco da favola e in questa nuova
veste la sua bellezza è ancora più brillante. GB
Altre recensioni:
Be; Be,
Original Stage Production; Scarsick;
Ending Themes; Linoleum;
Road Salt One; Road
Salt Two;
Falling Home;
The Passing Light of Day
Intervista
Live Report: 2005; 2013
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