E’
con vero piacere che incontro un altro lavoro prodotto dalla rivista
finlandese Colossus Magazine! Dopo il mastodontico triplo dal titolo
“Kalevala” con tantissimi validi artisti anche italiani,
è la volta di “Giallo! One Suite For The Murderer”.
L’argomento, come avrete facilmente intuito, riguarda la cinematografia.
Si va a scavare nei meandri degli anni ’70, nel cinema di culto,
quell’Horror alla “Profondo Rosso” che tanto andava
di moda in quegli anni. All’ascolto dei brani sembra quasi che
gli artisti selezionati abbiano riguardato questi classici e che li
abbiano risuonati da nuovo. Nessun copiaticcio dunque, tutta farina
del loro sacco, ma andiamo a vedere chi sono questi musicisti scelti
dal bravo Marco Bernard.
Innanzi tutto a sorpresa, notiamo che sono tutti italiani, apre il
disco Alfio Costa, con la breve “Frammento Rosso”, un
introduzione tastieristica che spalanca le porte alla suite dei Dark
Session dal titolo “Vision Of Helga”. Ventisei minuti
di Prog classico con matrici Crimsoniane ma anche con uno sguardo
verso le sonorità nordiche degli Anglagard. In realtà
Dark Session è una one man band e l’artista che la sostiene
è il fratello di Alfio Costa, Flavio. Oltre che dal fratello,
Flavio si avvale anche dell’aiuto di Hamadi Trabelsi, tastierista
ed ex cantante dei Red Rose. Una suite dunque che procede bene, fra
cambi di tempo e d’umore, pur restando sempre nelle frequenze
dell’oscurità Crimsoniana. Questa è quasi totalmente
strumentale e farà la gioia di chi ama i suoni dei tempi che
furono.
Traccia tre, altra suite di ventuno minuti, questa volta a proporcela
sono i Leviathan. Anche qui sono felice di ritrovare questa band che
dal 1988 ha saputo onorare il Prog italiano. Ci allontaniamo dall’oscurità
dei Dark Session e ci avviciniamo al Prog più canonico. Le
tastiere sono in evidenza, un mix fra New Prog e Banco Del Mutuo Soccorso.
Una prova trascinante per certi versi, ma leggermente fuori argomento.
Comunque un gran bel brano che sicuramente girerà numerose
volte sul mio lettore ottico. In crescendo il finale. La suite successiva,
questa volta di venticinque minuti, ce la suona una band che mi aveva
già colpito con “Thirteen Tolls At Noon” nel 2003,
ossia i Floating State. I baresi si cimentano in una prova più
che onorevole, rimarcando i territori a loro cari, ossia quelli di
un Prog delicato, alla Camel e alla Genesis. Quindi ci allontaniamo
ancora di più dalle atmosfere di un film Horror, ma in realtà
questo passa in secondo piano quando la musica è bella. Mediterranei
nelle sonorità e ottimi scrittori di melodie dal sapore antico,
i Floating State eseguono il loro brano con sufficiente personalità.
Simpatico il richiamo della nenia del film “Profondo Rosso”.
Chiude il disco Alfio Costa, questa volta con l’outro “Mirrors”.
Ancora una volta dobbiamo ringraziare la Colossus e la casa discografica
francese Musea per questo piccolo gioiello del Prog. Mi ritornano
in mente anche altri lavori correlati e di buona fattura come “The
7 Samurai” e “The Spaghetti Epic”, colgo l’occasione
per riproporveli. MS
Altre recensioni: The Colossus of Rhodes;
The
Spaghetti Epic; Odyssey; Spaghetti
Epic 2;
Treasure Island; The
7 Samurai; Inferno; Spaghetti
Epic 3;
Tuonen Tytar 2;
Purgatorio
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