Qui
in Italia ce la sognamo una rivista musicale come la finlandese Colossus.
Sembra essere una fucina inesauribile, oramai sono davvero tante le
produzioni del magazine in collaborazione con la casa discografica
francese Musea. Le mie orecchie ancora devono riposarsi, dopo l’ascolto
del lunghissimo “Inferno” dantesco dell’anno scorso.
E che dire poi dell’”Odissea” o dell’enciclopedico
“Kalevala” e di moltissimi altri, ma in verità,
l’argomento a cui i finlandesi sembrano essere più legati,
sono le nostrane vicende di “gialli” o di Spaghetti Westerns.
Eccoci dunque a parlare del terzo capitolo di questa gustosa saga.
In “Spaghetti Westerns 3” troviamo un ora di ricca musica,
suddivisa in tre suite, la prima eseguita dai russi Little Tragedies,
la seconda dai romeni Yesterdays e la terza dai nostrani Not.
Iniziamo dunque dalla prima che porta il titolo di “The Voice
Of Silence”. Nella durata di 18 minuti, si ascoltano numerosissime
scale tastieristiche in stile barocco, tanto care agli EL&P. Una
cascata davvero scrosciante, chi ama i tasti d’avorio qui ha
di che godere, ma c’è una cosa che non fila per il verso
giusto, il cantato in russo. Per fortuna è brevissimo e solo
in due frangenti, perché lasciatemelo dire, non è per
niente musicale, come un pugno in un occhio. La musica di per se è
davvero bella ed i Little Tragedies non sono di certo gli ultimi arrivati.
La seconda suite si intitola “Suite Pauline” e ci mostra
gli Yesterdays in piena forma e notevolmente differenti dagli ultimi
lavori. Meno Folk, e non ci sono più le voci femminili, al
loro posto piccoli interventi elettronici e tastiere. Un brano davvero
bello e variegato, con ottime idee, molti cambi di tempo, buone coralità
alla Gentle Giant ed un piacevolissimo fraseggio con la tromba. Senza
ombra di dubbio il brano più bello del disco. Per concludere,
è la volta dei Not, giustamente con il pezzo “Epilogo”.
I ragazzi si esibiscono in una suite di 23 minuti, più greve
e cadenzata delle precedenti, ma anche lei con i cambi di umore e
dei buoni assolo. In totale la suite risulta essere più elettrica
di quanto ascoltato sino ad ora, mettendo in risalto le doti di tutta
la band, non solo quelle del tastierista.
Tutto è perfetto per quello che concerne i gusti di un Prog
Fans, un disco che va assaporato con parsimonia, come giustamente
merita. Ma ogni volta che ascolto un progetto del genere, mi chiedo
cosa c’entri questa musica con il Western. A me vengono in mente
gli anni ’70, certamente non un duello all’ultimo sangue
o dei cactus e neppure indiani o messicani! Non prendete questa mia
considerazione come un difetto del disco, tanto quello che interessa
a noi è il Prog Rock, ma chi vede la copertina e compera il
disco certamente resta fuorviato. E a proposito di artwork, siamo
qui per l’ennesima volta ad elogiare un lavoro strepitoso come
la Colossus ci ha da tempo abituati. Grande disco, grande musica,
secondo me da non lasciarsi sfuggire. MS
Altre recensioni: The Spaghetti Epic;
The Colossus of Rhodes; Odyssey;
The 7 Samurai;
Spaghetti Epic 2; Treasure
Island; Giallo!; Inferno;
Tuonen Tytar 2;
Purgatorio
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