Ancora una volta ci ritroviamo a raccontarvi le avventure artistiche
di una delle band più originali del nostro panorama musicale.
Partiti da una rilettura dei Dead Can Dance e delle musiche medievali,
hanno sviluppato un personale sound, che si è raffinato album
dopo album. Una produzione piuttosto vasta ed articolata, con lavori
diversi tra loro, per cui è lecito nutrire una certa curiosità
riguardo ad ogni loro nuova uscita.
Deep Blue Firmament ha un artwork e un titolo che mi hanno subito
catturato, una fiamma custodita in un blu indefinito, che può
voler dire tramonto, ma anche alba, al tempo stesso mistero e attesa
di un nuovo che sta per arrivare, ma che ancora non è. Ecco
allora che iniziano a scorrere i titoli, brani dolci e ricchi di sonorità,
che accarezzano i sensi dell’ascoltatore, con la voce evocativa
di Francesca a condurci per mano nell’incanto che va a rivelarsi,
con la chitarra vagamente pinkfloydiana di un sempre più bravo
Vittorio, con i morbidi tappeti di tastiere di Giovanni e le ritmiche
fantasiose di Riccardo. Ancora una volta subisco il fascino di questa
band sempre più elegante ed eterea e canzone dopo canzone mi
lascio trasportare nel loro mondo sempre più incantato. Citare
i singoli titoli dei pezzi mi sembra riduttivo, perché più
ascolto questa nuova opera degli Ataraxia e più mi piace dimenticarmi
il tempo che scorre e anche tutto il resto.
La magia si ripete ancora, un nuovo magico disco di questa band preziosa,
che piacerà ai fans e mi auguro ne guadagnerà di nuovi.
GB
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Intervista
Live reportage: 2001; 2007
Articolo: Ataraxia, una band italiana
pellegrina nel mondo
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