La
raffinata eleganza di Francesca, la poesia della chitarra di Vittorio
e la forza epica e solenne delle tastiere di Giovanni sono ancora
una volta gli ingredienti di quel perfetto prodotto alchemico che
porta il nome di Ataraxia. Oggi rimasti in trio portano avanti una
discografia splendida, ricca di dischi memorabili. Caso unico e raro
nella discografia nazionale e non solo.
Questo nuovo capitolo della loro saga è un nuovo scrigno pieno
di gioielli e ogni brano ha una storia da raccontare e lo fa andando
ad incastonarsi nel cuore dell’ascoltatore attento, quello che
ama lasciarsi sorprendere e incantare dalla musica. Perché
la musica degli Ataraxia richiede dedizione e ascolto partecipato.
Rispetto ad altri lavori ho trovato una severità e una malinconia
più marcate, gli ultimi anni hanno lasciato un segno profondo
che si riflette anche nella loro musica e un brano come Nox Incubat
non può non destare allarme e inquietudine. Così come
la marziale Aqua Mater ci porta in territori apocalittici. C’è
anche molta malinconia e un senso di disperato romanticismo, che rendono
questo album prezioso compendio alla discografia di ogni vero appassionato
di musica.
Ancora una volta ho provato una profonda e sincera ammirazione per
questi musicisti così sensibili. Una band che riesce sempre
a conquistarmi. GB
Altre recensioni: Suenos; Mon
Seul Desir; Des Paroles Blanches;
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Strange Lights; Arcana
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Pomegranate
Intervista
Live reportage: 2001; 2007
Articolo: Ataraxia, una band italiana
pellegrina nel mondo
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