BLUE
ÖYSTER CULT + BACKWATER – Live at Z7, Pratteln
(CH) 31/07/16 |
Potrebbe sembrare strano ma in tanti anni di concerti non mi ero mai recato all’estero per vedere una band, però al cuore non si comanda e non volevo rinunciare al concerto del gruppo a cui sono più affezionato da sempre. Così mi sono organizzato per bene e sono partito per questa avventura. La Svizzera è una strana nazione, una delle più antiche democrazie, fatta da tre popoli e che resiste da secoli alle vicissitudini europee, facendo parte dell’Europa ma in qualche modo restandosene fuori. È stato molto piacevole attraversarla, panorami molti belli con diverse sorprese. Ma la meta era Pratteln, un simpatico borgo in periferia di Basilea. Lo Z7 (Konzertfabrik) di Pratteln è un locale storico, dove si sono esibiti praticamente tutti i grandi del rock, mi aspettavo qualcosa di imponente, in realtà è solo un capannone industriale come tanti e le vibrazioni sono tutte nella sua storia piuttosto che nel suo aspetto esteriore. Nonostante questo l’emozione era tanta lo stesso. In coda per il concerto c’erano persone di varie parti d’Europa, molti francesi, inglesi e altri ancora. Ovviamente anche qualche italiano. |
Puntuali sono saliti sul palco gli svizzeri Backwater, una band di recente formazione, ma con musicisti che non sembrano di primo pelo. Hanno all’attivo un solo album, pubblicato lo scorso anno. Il loro genere è un hard rock abbastanza classico, che strizza l’occhio al rock sudista dei Molly Hatchet e ZZ Top, ma che ricorda anche formazioni come Ac/Dc e Rose Tattoo. Sound compatto e corposo con un buon gioco d’insieme e una buona resa, anche se il loro repertorio non mi è sembrato particolarmente originale. Alcuni pezzi però mi sono piaciuti parecchio, soprattutto quelli più elaborati. Nel complesso la loro è stata una buona performance, con musicisti che si sono divertiti ad intrattenere un pubblico che in larga parte non li aveva mai sentiti, ma che ha risposto con calore. |
Dopo il cambio di palco ecco finalmente salire i BOC, che prima del concerto si erano fatti notare fuori dal locale per la gioia dei fans arrivati in anticipo. Senza tanti fronzoli la band ha attaccato con “This Ain’t the Summer of Love”, l’hard rock diretto pompa subito energia e il sound perfetto scalda subito la platea. Con scioltezza passano a “Golden Age of Leather” uno dei loro brani più goliardici, il pubblico canta a squarciagola e tutti quelli che possono alzano il boccale di birra, mentre il gruppo canta a cappella “rise your can of beer…”. Poi arriva “Burnin’ For You” e scorrono emozioni forti. Del resto il pubblico è di quelli che conoscono e amano la band americana. |
Bloom non ha più la testa ricciuta di un tempo, però indossa ancora con fierezza gli occhiali scuri e la sua voce segnata dal tempo riesce ancora a entusiasmare gli astanti. Roeser non ha più i baffi, ma suona sempre in modo eccezionale, uno dei chitarristi rock più fantasiosi di sempre negli assoli e durante la serata ne regala molti. A questo punto viene celebrato il ricordo del compianto Lanier con due suoi brani “Od’d on Life Itself” e “True Confessions”, difficile non emozionarsi ancora. |
Castellano e Randino ormai sono perfettamente inseriti nel gruppo da diversi anni e si vede che si trovano bene, in particolare il primo, che ci mette una passione notevole nell’interpretare i brani proposti. Il batterista invece mi è sembrato meno in forma di altre volte. Sulton è un veterano con un notevole passato (Utopia, Meat Loaf, Rundgren), meno scenico di altri che lo hanno preceduto, ma molto tecnico e capace. In particolare mi ha colpito la bellezza di “The Vigil”, un brano che ha avuto la sfortuna di essere sull’album meno riuscito del gruppo, ma che ha una struttura prog di altissima qualità e dal vivo è stato splendido. Con “Then Came the Last Day of May” la band si è lasciata andare a lunghe jam sessions con splendid assoli di Donald e Castellano. |
Gli encores sono stati tre: “Hot Rails to Hell”, a sorpresa una tellurica “I Like to See You in Black”, davvero devastante e per chiudere l’inno “Cities on Flame With Rock ‘n’ Roll”, poi è arrivato il triste momento dei saluti. Rispetto alle date a Dublino e Londra la scaletta era notevolmente ridotta, quasi la metà, però il gruppo era impegnato in una serie di date molto fitta e un po’ di stanchezza era preventivabile. Comunque è stato un concerto stupendo, con la band che girava in modo perfetto e la soddisfazione era evidente sul volto di tutti i presenti. Per un gruppo che non incide nuovi dischi da diversi anni è stato davvero bello vedere tante persone così entusiaste. |
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