A tre anni dal ritorno discografico dei grandi assenti degli anni
novanta riecco i Blue Öyster Cult con un album nuovo di zecca.
Il predecessore Heaven Forbid era un disco più metallico di
questo, ma COTHM ha un sound più compatto e si colloca alla
perfezione nel repertorio della band.
Il gruppo ha voluto riportare in vita il sound che l'ha reso celebre
con undici brani molto ben assemblati e molto diversi fra loro. Eric
canta in sette brani, Buck negli altri quattro, mentre Allen si dedica
più alle chitarre che alle keys, che sono meno presenti rispetto
al passato. A completare la formazione ritroviamo Danny Miranda al
basso e Bobby Rondinelli alla batteria, una sezione ritmica potente
e affiatata.
Avevo grandi aspettative per questa band immensa, ma devo confessare
che dopo il primo ascolto non ero rimasto molto impressionato da questo
album, eppure, ascolto dopo ascolto i brani hanno cominciato a penetrare
nel mio cuore e nella mia mente e mi sono felicemente ricreduto. Non
siamo ai livelli di Secret Treaties, di Fire of Unknown Origin o di
Imaginos, ma è comunque un disco stupendo.
"Dance on Stilts" possiede il tipico refrain stile BOC con
grande assolo di Buck, che si conferma uno dei migliori chitarristi
in circolazione. "Showtime" non male il corpo del brano
mentre il ritornello è fiacco. "The Old Gods Return"
viene fuori direttamente dai tempi di Cultusaurus Erectus e si candida
come brano migliore del disco. "Pocket", primo singolo,
è molto AOR, ma con un riff davvero personale e con un gran
lavoro di basso, il brano e meno immediato di quanto si possa pensare
all'inizio. "One Step Ahead of the Devil" è heavy
blues, è diretta, energica e grezza con un solo strepitoso
e un ritmo spezza ossa, impossibile non amarla, una vera killer song
con Eric che sembra un leone! "I Just like to be Bad" è
altro brano molto BOC con un buon lavoro di batteria e un ritornello
che si stampa subito in mente. "Here Comes that Feeling"
è molto pop e vicina alle cose più melodiche del culto.
"Out of the Darkness" possiede il senso di mistero dei tempi
migliori. "Stone of Love" ha un ritmo trascinante e incalzante
con un buon crescendo, che esplode nel finale in un solo ancora una
volta sensazionale. "Eye of the Hurricane" nuovo sound,
ma vecchio feeling, i veri BOC sono questi! "Good to Feel Hungry"
è brano riflessivo che chiude un grande album con un finale
scoppiettante.
Un disco degno della grande tradizione dei BOC, uno di quelli che
si amano ascolto dopo ascolto e che non si dimenticano più.
Play it Loud! GB
Altre recensioni: Heaven Forbid; Tyranny
+ Secret; A Long Day's Night;
The Symbol Remains;
Ghost Stories;
50th Anniversary Second Night
Retrospettiva
Interviste: 1998; 2008
Live
Reportage: Roma
2008; Trezzo 2008;
2016
Sito Web
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