Nuovo appuntamento discografico con i Kaipa del tastierista Hans Lundin,
una parte viva e vitale della storia passata e moderna del prog svedese.
Come saprete il gruppo ha le sue radici profondamente radicate negli
anni settanta, poi dopo un lungo silenzio ecco la resurrezione nel
2002, grazie anche al contributo di Roine Stolt e del successo del
suo gruppo attuale i the Flower Kings. Ma la sorpresa di questa nuova
uscita discografica sta proprio nell’assenza dello storico guitar
player, che sembra stia diradando sempre più i suoi molti impegni
fuori dai tFK. Al suo posto troviamo il concreto Per Nilsson, che
si dimostra un valido sostituo. Per il resto rimane in formazione
il talentuoso bassista Jonas Reingold a mantenere il legame con l’altra
gloriosa formazione svedese. Le vocals sono divise ancora fra Patrik
Lundstrom e Aleena Gibson, con i ricchi intrecci vocali a cui Lundin
ci ha abituato.
L’album parte molto aggressivo con la title track, una composizione
molto tecnica, che gioca a mescolare ritmi complessi e soluzioni melodiche
solari e anche un po’ di folklore locale come da tradizione
dei Kaipa. Ma è il brano successivo “The Glorious Silence
Within” che mi colpisce di più, grazie alle sue splendide
melodie, meno complesso del precedente, ma più emozionante,
i richiami folk sono ancora presenti e determinano la riuscita del
pezzo. “The Fleeting Existence of Time” è il brano
più lungo del disco con oltre dodici minuti di brillante prog
jazzato. “Pulsation” propone delle linee melodiche piuttosto
insolite, che giocano col pop evoluto. L’album presegue senza
cedimenti e ogni traccia è un piccolo affresco sonoro carico
di emozioni e di gusto. Qualche caduta di tono arriva verso la settima
traccia “Broken Chords”, che risulta troppo complessa
e quindi meno immediata e fruibile delle precedenti, ma subito dopo
la poetica “Path of Humbleness” riporta il disco sulla
strada giusta e che si conclude con altri due buoni brani.
Angling Feelings è un disco ricco e magniloquente, che conferma
la vena creativa di questo gruppo e che non fa rimpiangere minimamente
il passato, ma che piuttosto lancia un ponte verso il futuro in cui
il prog svedese sembra giocherà ancora una parte determinante
per l’evoluzione dell’art rock. GB
Altre recensioni: Notes From the Past; Keyholder;
Mindrevolutions;
The Decca Years;
In
the Wake of Evolution;
Vittjar;
Sattyg
Interviste: 2002; 2003;
2005
Artisti correlati: Flower Kings; Ritual
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