Rock Impressions

Kaipa - Vittjar KAIPA - Vittjar
Inside Out
Distribuzione italiana: Spin Go!
Genere: Prog
Support: CD - 2012


Abbiamo seguito da vicino le vicende dei Kaipa, in particolare dalla loro rifondazione in poi, dieci anni e sei album, non male per un gruppo che sembrava sepolto e dimenticato. Ma la cosa più importante è che sono album belli e credibili, certo non destinati al grande pubblico, perché solo un cultore del prog può essere incuriosito da questa band, peccato e limite di questo genere, che potrebbe essere apprezzato da molto più gente se non venisse snobbato da quasi tutti i mass media.

Il primo brano “First Distraction” ci riporta alla tradizione della band di unire il folk con il prog, l’incipit è dato da un flauto magico, poi entra un ritmo sincopato decisamente prog e in seguito riprende ancora la melodia iniziale, stavolta innestata su questo tessuto più solido e nervoso, una buona partenza strumentale. “Lightblue and Green” è molto più prog, partenza folgorante con un stop and go da manuale, poi il cantante Patrik Lundström (prestato dai bravissimi Ritual) ci delizia con melodie davvero azzeccate, il brano è quasi una suite piuttosto bella, che non brilla di originalità, ma piace per le sue melodie, non mancano gli accenni folk, ma quelli più puramente prog rock sono prevalenti. “Our Silent Ballroom Band” è una suite di oltre venti minuti, l’apertura è affidata alla voce suadente di Aleena Gibson, che mi ricorda vagamente quella di Candice Night per dolcezza e intensità, inizio dolcissimo seguito da una parte onirica, quasi psichedelica in cui rientra Patrick, ma in seguito il tutto diventa un po’ prolisso, con buoni momenti e altri meno coinvolgenti, da sottolineare il sempre spettacolare Jonas Reingold (the Flower Kings, Karmakanic) al basso, che fa dei numeri da brividi. L’amore per il folk emerge con forza nella title track, che è cantata in lingua e sembra già un classico del genere, il violino, la voce evocativa di Patrick, l’incedere epico, tutto funziona a meraviglia. “Treasure House” è invece una novità col suo incedere caraibico, un reggae solare, che stona col resto del disco, ma ci sono delle belle idee e delle belle linee melodiche, basta aprire la propria mente e lasciarsi andare, comunque non manca qualche momento prog. “A Universe of Tinyness” è un brano complesso, con una musicalità insolita, che ricorda certe cose degli anni settanta, sicuramente non è il solito brano. “The Crowned Hillsides” è molto bella, quasi una suite ricca di partiture avventurose, con intrecci ritmici ingegnosi. Finale in grande con la scoppiettante “Second Distration”.

Che vi piacciano o meno i Kaipa non credo proprio che dietro i loro dischi si celino delle bieche manovre commerciali, piuttosto trovo tanta passione per il prog, che non sempre viene adeguatamente corrisposta. GB

Altre recensioni: Notes From the Past; Keyholder; Mindrevolutions
; The Decca Years; Angling Feelings; In the Wake of Evolution; Sattyg

Interviste: 2002; 2003; 2005

Artisti correlati: Flower Kings; Ritual




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