INTERVISTA
AI KAIPA
di Michele Maestrini
Ciao Hans, ho veramente apprezzato la vostra ultima fatica
Keyholder e l’ho trovato molto diverso dal vostro disco precedente.
Puoi raccontarmi le differenze fra questi due album?
Dunque, la differenza è che stavolta c’è
una band vera e propria, mentre quando decidemmo di registrare Notes
From The Past c’era si l’idea di un progetto ma non sapevamo
se sarebbe stato duraturo o no. Abbiamo registrato Keyholder con gli
stessi musicisti e credo che la combinazione che abbiamo creato sia
veramente magica; non c’era ragione per cambiarla ed ognuno
voleva partecipare con entusiasmo alla realizzazione di quest’ultimo
album. Credo davvero che abbiamo dato vita ad un grande disco con
questa line-up.
Ho notato che la vostra collaborazione con Patrick, il cantante
dei Ritual, sta andando avanti. Come siete venuti in contatto con
lui?
Allora…la storia è un po’ complessa in
quanto all’inizio delle registrazioni di Notes From The Past
c’era un altro cantante e solo verso la fine abbiamo deciso
di optare per un cantante differente. Io e Roine abbiamo discusso
a lungo su chi potesse sostituirlo e su chi potesse essere in grado
di cantare sull’album. All’epoca avevo sentito qualche
canzone in cui cantava Patrick e Roine l’aveva già incontrato
in tour con la sua band, cosi alla fine decidemmo di proporgli la
cosa. Sono davvero contento di questa decisione in quanto stavolta
credo abbia lavorato anche meglio rispetto alla precedente.
Riassumendo allora possiamo considerare questa line up come
la definitiva della band?
Certamente; come ti dicevo prima per questo album abbiamo
assunto lo status di band vera e propria e spero vivamente che questa
stabilità duri a lungo nel tempo in modo da riuscire a produrre
album sempre migliori.
Credo che il sound dell’album sia tipicamente settantiano;
avete scelto fin dall’inizio di restare su queste sonorità?
Non ho mai cercato di scrivere canzoni in un modo prestabilito;
considero il suonare come il mio linguaggio naturale perché
suono da talmente tanti anni che mi viene spontaneo. In tutti questi
anni ci sono stati molti cambiamenti e sono stati prodotti strumenti
sempre più moderni, ma credo che certi strumenti con cui suonavamo
in passato siano molto migliori. Come esempio ti posso citare uno
strumento fantastico: l’hammond, che ha sonorità davvero
bellissime e nessun sintetizzatore moderno riesce ad imitarlo perfettamente
in tutte le sue sfumature. Forse era il mix di tute quelle tastiere
differenti, o forse era semplicemente il feeling che quelle canzoni
sprigionavano.
I vostri primi album erano cantati in svedese, perché
nelle vostre ultime uscite avete deciso di utilizzare l’inglese?
L’utilizzo dell’inglese ci è venuto in
modo spontaneo; devi capire che negli anni settanta i nostri tour
erano concentrati principalmente in Svezia e il nostro pubblico era
formato anch’esso da nostri conterranei, quindi era naturale
cantare nella nostra lingua madre. Questa volta invece abbiamo voluto
creare una musica che potesse raggiungere persone di tutto il mondo
e quindi questo spiega bene perché abbiamo utilizzato una lingua
praticamente universale come l’inglese.
Credo che i vostri primi due album risalenti agli anni settanta
siano dei capolavori del progressive rock mondiale. Quando avete deciso
di riformarvi è stato difficile dovervi confrontare con il
vostro passato?
Non avevo nessun tipo di aspettative quando decidemmo di
riformare la band, sapevo solamente che dentro di me c’era una
voce che mi diceva che era il momento di fare qualcosa. Ho voluto
semplicemente comporre la musica che mi veniva naturale. Mi piace
pensare la mia musica come un ponte fra gli anni settanta e i nostri
giorni, in quanto ho un sacco di influenze derivanti da quegli anni
che sono stati parte integrante della mia vita e che considero le
mie radici. Ho comunque anche un sacco di cose nuove da proporre ed
è questa combinazione che da vita a qualcosa di nuovo.
Quali pensi che siano le differenze fra il progressive di
quegli anni e la scena attuale?
Per me progressive è il fatto di non aver paura di
sperimentare e di provare cose nuove o cose che possono sembrare strane
e bizzarre; questo modo di pensare fa parte dell’essere un musicista
e non voglio rischiare di ripetermi facendo sempre le stesse cose.
Molte band progressive attuali continuano a guardare verso il passato
e non guardano avanti, cercando di riprodurre quei suoni e quelle
strutture che molte band famose proponevano negli anni settanta e
questo non è progressive nel modo in cui lo concepisco io;
suonano quello che si chiama per definizione “progressive rock”
ma non progrediscono loro stessi musicalmente.
Infatti credo che molte band progressive di oggi abusino troppo
dell’aspetto tecnico e non si concentrino sufficientemente sulle
emozioni e sull’originalità, quanto conta per te la tecnica
e quanto il feeling?
Al giorno d’oggi ci sono molti giovani musicisti davvero
fantastici con un grande talento. Per me ciò che conta davvero
però è solamente il saper scrivere canzoni magiche e
un musicista deve riuscire a scrivere semplicemente delle belle canzoni.
Se poi queste canzoni sono supportate da un’ottima prestazione
del gruppo, allora sì che si crea un’alchimia perfetta.
Credo sia semplicemente una questione di saper bilanciare bene i due
aspetti senza esagerare sia in un senso che nell’altro.
Mi sai citare qualche band progressive dei nostri giorni che
apprezzi?
Non mi piace ascoltare canzoni solo di un determinato genere.
Quello che mi piace è semplicemente sentire belle canzoni e
buona musica, sia che appartenga ad un genere che ad un altro. Le
belle canzoni possono appartenere a tutti i generi musicali, dal Jazz,
al Country, al Folk e anche alla musica Pop. Se mi piace una canzone
inoltre non vuol dire che mi piaccia quella determinata band…
si tratta solo di apprezzare una bella canzone che abbia una buona
melodia, cosa che considero fondamentale.
Al giorno d’oggi molte persone scaricano tantissima
musica da Internet; cosa pensi di questa cosa? La vedi sotto un’ottica
totalmente negativa o secondo te ci possono essere degli aspetti positivi?
Beh… non importa molto come la penso a riguardo perché
è una cosa davvero comune. Credo che sia un buon modo per dare
la possibilità alla gente di ascoltare cose svariate e nel
momento che le apprezzano si spera poi che vadano a comprare gli album.
Se poi qualcuno scarica una singola canzone pop da classifica senza
interessarsi all’album il problema sta nel comporre un album
che sia bello in tutto il suo insieme e non solo in una canzone.
Roine è il chitarrista dei Flower Kings; quanto ha
influito questo nella composizione dell’album? Chi ha composto
maggiormente le canzoni?
Nell’album Notes From The Past avevo composto da solo
tutto il materiale, in quest’ultimo Roine ha contribuito insieme
a me alla creazione di tre canzoni e di parte delle liriche, quindi
è stato un lavoro di coppia; inoltre in un’altra canzone
lui ha composto una piccola parte che è stata poi inserita
all’interno di questo pezzo strumentale che si chiama “End
Of The Rope”. Per quanto riguarda i Flower Kings è naturale
che ci siano legami fra le due band perché io e Roine abbiamo
vissuto insieme gli anni settanta e abbiamo avuto le stesse influenze.
Abbiamo creato delle cose in quegli anni insieme ai vecchi membri
dei Kaipa e quando più tardi ci siamo separati abbiamo portato
con noi queste esperienze comuni. Queste esperienze sono successivamente
finite nei Flower Kings grazie a Roine e nei Kaipa nell’album
Notes From The Past grazie al mio songwriting.
Avete intenzione di intraprendere un tour per promuovere Keyholder?
No, questa reunion dei Kaipa rimane strettamente un progetto
da studio. Per fare un tour bisogna avere un buon numero di fans che
lo rendano possibile, credo quindi che dovresti ripetermi questa domanda
all’uscita del nostro prossimo album.
Siete stati contenti di come le cose sono andate per Notes
From The Past? Cosa vi aspettate per questo Keyholder?
Quando Notes From The Past è uscito non avevo alcun
tipo di aspettative, ero solamente soddisfatto perché avevo
creato un album con la musica che volevo suonare. Credo che molte
persone all’epoca fossero un po’ sospettose guardando
il nostro come back dopo circa vent’anni di silenzio e posso
sicuramente capirlo in quanto io stesso sono molto sospettoso. Il
responso però è stato fantastico e sono veramente contento
perché l’album è piaciuto sia ai nuovi fans, sia
ai fans dei vecchi Kaipa qui in Svezia.
L’ultima domanda di rito… quali sono i vostri
progetti per il futuro?
Non so ancora quando ma so di per certo che ci sarà
un nuovo album per i Kaipa. Io lavoro continuamente e scrivo nuove
canzoni, piccole melodie e frammenti su cui in futuro avrò
modo di lavorare. Credo che attorno ai Kaipa ci sia tanta energia
e tanta buona musica, quindi ti posso confermare che ci sarà
un nuovo album non appena avremo modo di trovarci. Inoltre, anche
se non faremo tour quest’anno, in me rimane il sogno di suonare
in giro per il mondo e chissà che questo non diventi possibile.
Spero di incontrare tutti i nostri fans in futuro!
Formazione:
Hans Lundin tastiere
Roine Stolt chitarre
Morgan Agren batteria
Jonas Reingold basso
Patrik Lundstrom voce
Aleena voce
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