Rock Impressions
 

INTERVISTA AI KAIPA (versione inglese)
di Giancarlo Bolther

Avete realizzato tre albums in quattro anni, un’ottimo obiettivo, inoltre secondo me siete costantemente migliorati. Che bilancio fai della vostra reunion?
Quando decisi di realizzare il disco che alla fine è uscito col nome dei Kaipa “Notes From the Past”, non avevo nessuna idea di cosa avrebbe riservato il futuro per questo progetto. A tutt’oggi abbiamo registrato altri due albums col la stessa formazione e sento che questa è la mia line-up preferita di sempre ed è una sensazione magnifica.

Mindrevolutions è uscito dopo due anni da Keyholder, cos’è successo durante questo periodo?
Io ho impiegato questo tempo per comporre i brani che sono finiti su Mindrevolutions, mentre gli altri membri del gruppo sono stati impegnati con i loro gruppi principali, infine abbiamo registrato insieme il nuovo album.

Come avete proceduto alla composizione del nuovo album, gli altri membri del gruppo sono stati maggiormente coinvolti questa volta?
Questa volta ho voluto concentrarmi maggiormente sulla composizione di grandi melodie, sia per le parti vocali che per quelle strumentali. Volevo delle canzoni più omogenee ed ho cercato di evitare tutte quelle parti che si susseguono senza mantenere un senso comune alla fine del brano. Questo, però, non ha significato dei cambiamenti drastici. Sono convito che tutte le canzoni dell’album portano il mio marchio di fabbrica e ho solo lasciato libera la mia abilità come compositore e come musicista nel scrivere canzoni. Nell’estate del 2004 ho iniziato a lavorare con Roine, insieme abbiamo messo mano ai brani che io ritenevo essere i migliori fra un totale di ventidue nuove canzoni che avevo composto. Roine ha scritto dei nuovi testi per due canzoni e ha riscritto alcune parti degli altri, inoltre ha avuto un ruolo molto importate nell’arrangiamento di alcuni pezzi, mentre gli altri hanno accettato di interpretare i pezzi restando piuttosto fedeli alle mie idee di partenza. Durante le registrazioni tutti i musicisti coinvolti hanno contribuito con molte idee usando il proprio modo di esprimersi e credo che questo sia stato molto importante. Sono convinto che questo emerga album dopo album in quanto il lavorare insieme con la stessa line-up ci permette di conoscerci sempre meglio.

Mi puoi raccontare qualcosa di più sulla genesi della suite “Mindrevolutions”?
Dopo aver composto tutte le potenziali nuove canzoni che sarebbero finite sull’album, ho avvertito la sensazione che mancava ancora qualcosa. Così ho iniziato a scrivere una partitura strumentale con molte parti avventurose e cambi a sorpresa, con la possibilità effettiva per ogni musicista di esprimere il proprio talento. Ho lavorato in studio per tre giorni e alla fine ne è venuta una canzone strumentale di ben venticinque minuti che presentava sia parti molto arrangiate che spazio per le improvvisazioni. Credo che questi tre giorni siano stati i più produttivi di tutta la mia vita.
La mia idea di partenza era di realizzare un album con canzoni di durata standard e poi di mettere questo brano in un bonus cd per mostrare un altro aspetto del gruppo. Sfortunatamente Roine non era altrettanto entusiasta della mia idea, così ho deciso di accorciare il brano e di inserirvi altri due pezzi che avevo già scritto. Uno di questi si intitolava “Mindrevolutions” e così ho continuato ad usare questo titolo che poi è diventato anche il titolo dell’album.

In passato mi hai detto che è molto importate sperimentare sempre nuove idee, quali sono quelle più importanti che possiamo trovare in Mindrevolutions?
Lavorare ad un album come questo significa doversi confrontare con migliaia di decisioni prima di avere per le mani il prodotto finito. E’ praticamente impossibile focalizzare alcuni aspetti in particolare. Alcune idee sono venute ancora durante la fase compositiva e altre sono arrivate durante le registrazioni. E’ stato un lungo processo con molte sorprese lungo il suo percorso.

Il titolo stesso sembra un invito a cambiare il proprio modo di pensare…
“Mindrevolutions” contiene molti soggetti diversi, ma il significato di base è che se vogliamo cambiare il mondo facendolo diventare un luogo migliore, allora dobbiamo prepararci ad iniziare questa operazione con una rivoluzione mentale interna a noi stessi.

I Kaipa fin dal loro inizio hanno cercato di coniugare la musica folk svedese con il plassico prog rock, quali sono le parti più folk del nuovo album?
Credo che al giorno d’oggi le partiture musicali influenzate dalla musica folk siano più o meno diffuse in tutti i brani musicali. Negli anni ’70, probabilmente, queste influenze erano riconoscibili solo in parti separate o in un intero brano. La melodia di apertura della canzone Mindrevolutions ne è un esempio e la stessa melodia ritorna poi verso la parte finale della canzone.

La copertina è molto bella, è legata alle canzoni o è stata scelta solo perché ti piaceva?
No, non è collegata alle canzoni, ma è collegata all’artwork di Keyholder. Ovviamente mi piace e sono un grande fan di Jan Ternald, l’autore di entrambe questi artwoks.

Ho letto che state per celebrare i trent’anni di attività con uno speciale cofanetto, ci puoi anticipare qualcosa?
Il cofanetto includerà cinque cd. Oltre ai nostri primi tre albums rimasterizzati, ci sarà un cd con le prime registrazioni demo del 1974, incluse varie canzoni inedite e alcune versioni originali allungate di brani del nostro primo album, e un secondo cd contenente registrazioni live.

La vostra attuale line-up è la stessa fin da Notes From the Past, possiamo considerarvi un vero gruppo?
Si, oggi siamo una vera band, ma stiamo insieme solo il tempo necessario per incidere l’album. Per gli altri musicisti i Kaipa sono un side project.

Mi puoi dire qualcosa di più su Aleena, come vi siete conosciuti?
Patrik aveva portato con se Aleena che era una sua vecchia amica quando io avevo cercato un’interprete femminile per la canzone “A Road in My Mind” dell’album NFTP. Mi è piaciuta fin dalla prima volta che l’ho sentita cantare. Nell’album successivo ha partecipato di più e in Mindrevolutions è entrata definitivamente nel mezzo dello stage. Mi piace molto l’utilizzo di voci diverse e del modo in cui lo stiamo facendo.

So che ha realizzato degli album solisti, che tipo di musica fa?
Aleena non è solo una cantante, ma è anche una compositrice e scrive per altri artisti. Il suo primo album solista “Aleena’s Café” è appena uscito qui in Svezia. Puoi ascoltare tu stesso dei samples nel suo sito internet www.aleena.se

Se non sbaglio a te piacciono gli strumenti vintage, perché secondo te suonano meglio di quelli moderni?
Io sono sempre alla ricerca di una connessione fra il sound di uno strumento e le mie sensazioni più profonde. E’ questo che mi da la principale ispirazione per suonare. Probabilmente la maggior parte dei nuovi strumenti ha un sound che non riesce a stabilire la stessa connessione.

Mi sembra che anche il modo di fare band sia cambiato negli anni, i nuovi Kaipa seguono lo spirito di una volta?
Le radici e lo spirito dei Kaipa sono rimasti quelli di un tempo. Solo stanno andando verso nuove direzioni e stanno guardando avanti.

Nella nostra prima intervista mi avevi detto che tu avevi una missione, che dovevi diffonderla attraverso la tua musica, ma non mi avevi detto esattamente in cosa consisteva questo messaggio, me ne puoi parlare in modo più approfondito?
Nel 2002 ho scritto queste righe nella homepage del nostro sito e sono convinto che siano ancora attuali: “La mia vita è piena di segni. Raggiungono il mio lato cosciente da un universo musicale interiore racchiuso da qualche parte dentro di me. Questo universo è pieno di un enorme potere costruito su tutte le esperienze positive che ho raccolto durante gli anni e che mi guida nelle decisioni su cosa è giusto fare e cosa non lo è. In altre parole io sono come un ponte fra il mio universo interiore e l’ascoltatore sconosciuto nel mondo esterno. Io trasformo le emozioni e i sentimenti presenti nel mio subconscio in musica e in parole, per stabilire un collegamento con il pubblico e per trasferire questi feelings nella coscienza di chi mi ascolta.”
Ho maturato nel tempo la consapezolezza che questa è una specie di missione e che io sono un messaggero. La mia missione porta gioia nella mia vita e posso portare gioia nella vita delle altre persone per poi ricevere i loro feedback. E’ come un enorme circolo di energia costruito sulle mie capacità creative.

La band svedese di maggior successo sono gli Abba, ho alcuni ricordi giovanili di questo gruppo, ma temo che oggi nel mio paese siano in pochi a conoscere l’importanza di questo gruppo. Cosa ci puoi raccontare di loro e che album consiglieresti?
Benny Andersson e Björn Ulveaus degli ABBA hanno scritto delle canzoni fantastiche. Semplici ma geniali, me ne piacciono molte del loro repertorio. Un ottimo album per iniziare a conoscerli è il best of “Abba Gold”.

Se non mi ricordo male, non avete suonato dal vivo come supporto a Keyholder, sarà diverso per il nuovo album? Magari sarebbe bello con un tour di supporto ai Flower Kings?
La nuova line up dei Kaipa non ha mai suonato dal vivo, perché ci siamo sempre considerati come un progetto finalizzato allo studio. Come ti ho già detto per gli altri musicisti si tratta di un side project, in quanto ognuno ha il proprio gruppo e la propria carriera.

Un saluto finale ai tuoi fans italiani?
Quando abbiamo fatto la promozione al nostro nuovo album ho appreso che l’Italia è il paese dove siamo più apprezzati. Così voglio mandare un caloroso saluto a tutti i nostri fans italiani, per ringraziarli del loro continuo supporto. Statemi bene, Hans.

GB

Formazione:
Hans Lundin tastiere
Roine Stolt chitarre
Morgan Agren batteria
Jonas Reingold basso
Patrik Lundstrom voce
Aleena voce

Intervista 2002;
2003

Recensioni: Notes From the Past; Keyholder; Mindrevolutions; The Decca Years;
Angling Feelings;
In the Wake of Evolution; Vittjar; Sattyg

Artisti correlati: Flower Kings; Ritual




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