Sono
passati tre anni dal precedente disco in studio della regina del metal
sinfonico, l’attesa però è stata mitigata dal
disco tematico Winter Sessions, dal secondo live Return to Japan e
dal dvd Storybook, per cui la coppia d’oro del metal composta
da Erik Norlander (solo e Rocket Scientists) e dalla brava Lana non
è certo rimasta inoperosa.
Comunque sia l’appuntamento con un album in studio vero e proprio
è sempre carico di aspettative, Lana col tempo si è
evoluta verso uno stile più maturo e introspettivo, pur mantenendo
la carica passionale degli inizi, grazie ad un metal sinfonico e pomposo
di grande impatto. Inoltre questo album celebra i dieci anni di attività
della nostra eroina, che ha al suo attivo già oltre una ventina
di titoli per la gioia o la perdizione dei suoi fans.
Già il titolo che nasconde il riferimento ad uno dei capolavori
del Bardo inglese, tale Shakespeare, lascia intendere che ci troviamo
di fronte ad un concept album di un certo spessore, non avendo i testi
non posso esprimermi sui contenuti lirici, quindi mi limiterò
alla musica. Si parte con la lunga “The Dream That Never Ends”,
un brano che ci rassicura del fatto che l’anima metal della
nostra non è svanita col tempo, anzi è più decisa
che mai. “Someone to Believe” è un brano cadenzato
nel tipico stile che fa pensare che in questo nuovo lavoro non ci
siano grosse novità stilistiche. La romantica “Our Time
Now” è una ballad piacevole dove Lana si esprime con
morbidezza, mentre torna a graffiare con la darkeggiante “Summon
the Devil”, un brano maledettamente settantiano e molto Purple-Rainbow.
“No Tomorrow” inizia come una ballad semi acustica, ma
nel suo evolversi si dimostra un brano molto prog e poco convenzionale,
il primo pezzo veramente nuovo per il repertorio di Lana. “Shine
on Golden Sun” è una traccia veramente molto bella, parte
da un giro quasi folk per poi introdurre un giro hard zeppeliniano
di grande impatto. La strumentale “The Vision” è
ancora prog onirico con una toccante prestazione di Erik e un bellissimo
guitar solo. “Keeper of the Flame” è la classica
anthem song che ha fatto di Lana la regina del synphonic metal. “We
Had the World” è una ballata in bilico fra una intensa
vena romantica e un piglio rock che struttura il brano rendendolo
dolce e robusto al tempo stesso, anche se si tratta di un pezzo piuttosto
scontato. Chiude l’intimista e triste “Dunsinane Walls”
con Erik che suona il piano e Lana che canta con la sua straordinaria
intensità.
Il cd contiene anche una traccia interattiva con il piacevole video
di “Someone to Believe”. Ad accompagnare Lana ci sono
quasi tutti i vecchi amici come Citron, Schiff, Verschuren, McCrite
e Keeling, ma come new entry troviamo niente meno che Kristoffer Gildenlow
dei Pain Of Salvation. In questo nuovo disco Lana ha consolidato il
suo stile con un album più progressivo dei precedenti, anche
se ha mantenuto il suo tipico sound, per la gioia dei suoi fans e
per il piacere di chi vorrà iniziare a conoscerla. GB
Altre recensioni: Ballad Collection; EEC
Tour 2001; Love is an Illusion; Project
Shangri-La;
Curious Goods; Garden
of the Moon; EEC Tour 2003;
Covers Collection; Winter
Sessions; Storybook + Return To Japan;
10th Anniversary Concert; Gemini;
Red Planet Boulevard;
The Best of L.L. 2000-2008
Interviste: 2000;
2002; 2005
Live Reportage
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