Rock Impressions
 

INTERVISTA AI SAGA CON MICHAEL SADLER
di Giancarlo Bolther

I Saga non sono molto conosciuti nel nostro paese ed è un peccato perché col tempo hanno saputo proporre una formula pomp molto personale che ne ha fatto un gruppo di spicco. L’intervista inizia in modo davvero imprevisto con il cantante del gruppo che mi accoglie come se fossi un vecchio amico. Nel tempo a nostra disposizione non sono mancate gag e risate. Michael Sadler si dimostra un artista disponibile ed entusiasta.

Avete recentemente celebrato 20 anni di attività. Qual è il segreto che vi ha permesso di sopravvivere nel mercato musicale?
Amare quello che facciamo, essere sinceri con noi stessi e non seguire tendenze e mode. Penso che se all’inizio avessimo pensato “dobbiamo fare questa musica o quella o quell’altra” e di conseguenza dovessimo aver cambiato il nostro stile noi non saremmo durati per 20 anni… 22 e mezzo… in Gennaio saranno 23! È la passione per la musica che suoniamo. Se avessimo fatto musica per seguire quello che proponevano le radio e quello che ascolta la gente non saremmo rimasti insieme per 22 anni.

Il vostro stile è molto personale e vi ha contraddistinto negli anni me ne puoi parlare?
Non so dirti cosa sia. Sono i Saga fedeli a se stessi. Non è qualcosa che abbiamo pianificato, nel ‘77 non ci siamo seduti attorno ad un tavolo e abbiamo deciso cosa avremmo fatto per i prossimi 22 anni e mezzo. Penso che il segreto della longevità del gruppo sia stato il divertimento! Ancora oggi ci divertiamo insieme! Nell’istante in cui dovessi avvertire che quello che sto facendo è diventato un lavoro sarebbe per me tempo di mollare. Se non dovessi essere nervoso prima di un concerto, allora sarebbe tempo di smetterla. Per me è un buon segno essere nervosi perché sono sempre nervoso quando avverto dell’energia e della passione.

Il vostro sound è pop, ma non commerciale, è stato difficile farlo accettare al mercato?
Abbiamo creato la musica che ci piaceva e di conseguenza abbiamo trovato un’audience. La parola commerciale deriva da commercio di beni. In apparenza è abbastanza commerciale ciò che vende bene e su una parete di casa ho dischi d’oro e di platino sebbene non siamo sempre stati trasmessi dalle radio. Solitamente penso al nostro pubblico più come ad una famiglia che non come a persone che comprano dischi. Essi credono nel gruppo e crescono con il gruppo e noi cresciamo con loro. Quando facciamo un concerto è come fare una riunione di famiglia. Mentre cammino sullo stage è qualcosa che assomiglia più al ritrovare i miei amici. È una sensazione meravigliosa. C’è passione quando facciamo un concerto, il pubblico mi trasmette un’energia che io gli restituisco.

Avete dei fans veramente tenaci!
È vero, non è gente che acquista automaticamente i dischi, semplicemente amano i Saga, vivono per noi e ci ascoltano per tutto il tempo. Ora con l’avvento dell’età del computer e con la posta elettronica essi possono inviare le loro critiche su quello che facciamo, questo è stupendo! È molto meglio avere una critica severa che non avere nessun commento del tutto. Una critica severa deriva sicuramente dall’ascolto del disco. In passato ho fatto ancora delle interviste con gente che non ci aveva mai ascoltati, ma solo letto qualcosa su di noi e poi ci aveva attaccati!

Nel ’97 avete organizzato una settimana di tour con 50 fans al seguito, com’è andata?
È stata un’esperienza fantastica infatti la ripeteremo anche quest’anno. Vogliamo renderla una tradizione. Il bello è che i fans stanno davvero col gruppo. Non è che loro viaggiano sul bus mentre noi stiamo su delle auto. Si dorme nello stesso albergo, si mangia insieme, facciamo i sound-check con loro, insomma, si condivide una settimana intera. È una cosa veramente importante per entrambe perché arricchisce molto anche noi poter condividere coi fans una parte del tour.

Siamo alle porte del 2000 e con Full Circle siete tornati alle vostre origini, avete usato un vecchio logo e l’insetto GB è tornato sulla copertina, ci sono tre nuovi “capitoli”, ma qual è l’innovazione per il nuovo millennio che possiamo intuire nella metamorfosi di GB?
Il cerchio si chiude. Siamo partiti da qui, abbiamo fatto tante cose, abbiamo provato tante strade, non era un cerchio perfetto, ma ora siamo tornati per iniziare daccapo. Dei giornalisti hanno scritto che siamo tornati alle nostre radici. Io preferisco dire che siamo tornati al futuro! Così abbiamo ripreso il sound originale per andare avanti. GB non è morto nella nuova cover, egli, come un bruco che diventa una farfalla, sta avendo una metamorfosi. Molta gente vedendo l’insetto in copertina ha pensato che ci sia un collegamento con il millenium bug del primo Gennaio del 2000. Così noi abbiamo il nostro millenium bug! Ma questa volta arriva dal profondo dell’oceano in opposto a quello dello spazio.

Quanto è importante per te questo nuovo disco?
Sono veramente orgoglioso di questo nuovo disco. È davvero importante iniziare il nuovo millennio con l’uscita di un CD come questo di cui proviamo un forte sentimento di orgoglio. Credo anche che stia crescendo una nuova generazione di fans del rock, giovani ragazzi che non sono ancora abituati ad ascoltare la musica rock e lo sentono per la prima volta e si chiedono “Che musica è questa? È veramente forte! Wow! È nuova!”, ma non è nuova e soltanto il vecchio rock che non avevano mai ascoltato prima perché esposti alle bands di ragazzini o alla musica fatta con il computer. Ora hanno veri gruppi che suonano vera musica e questo gli piace e penso che questo andrà avanti sempre di più e che sempre più musica rock verrà suonata dalle radio.

Chi è “The One” di cui parlate in una canzone del disco?
È una canzone sulle relazioni interpersonali. Parla di un uomo che riflette sul suo rapporto con una donna ed è veramente ok, ma egli incomincia a fare il macho e questo causa la rottura della relazione. Ma quando è troppo tardi si rende conto che lei era veramente la persona giusta. Veramente una tragica perdita.

In futuro seguirete lo stile di Full Circle o introdurrete dei cambiamenti?
Non ti posso dire che sound avrà il prossimo disco, ma di sicuro aggiungeremo altri “capitoli”. L’unica cosa che so è che questo disco è stato realizzato così velocemente: in 5 settimane! Un record olimpico per i Saga! Per 2 o 3 mesi abbiamo scritto separatamente del materiale a casa, sai io vivo in Germania, altri 3 in Canada e Jim in Los Angeles. Poi ci siamo ritrovati con 30 o 40 canzoni e abbiamo scelto le 10 che sono finite sul CD di conseguenza abbiamo lavorato sugli arrangiamenti. Quando sai come diventerà la canzone, non c’è motivo per spendere tanto tempo in studio a riprovare questo e quello. Quando hai la canzone nella testa tutto diventa facile.

Penso che Ian sia un grande chitarrista e mi sembra che gli stiate dando più spazio nel vostro sound. Oggi avete un suono più heavy.
Si Ian è uno dei migliori chitarristi al mondo se non Il migliore! Con il nuovo disco il cerchio si chiude e noi stiamo tornando a scrivere come ai vecchi tempi con più spazio per lui. Molta gente, quando ascolta musica, fa attenzione alla melodia e ai testi e lascia la musica come un piacevole bonus di sottofondo. Il mio approccio, quando scrivo, va in una direzione diversa perché considero Ian come un secondo cantante. Io canto con la voce e Ian canta con la chitarra ognuno al suo posto. Se cantassimo insieme si avrebbe della confusione così stabilisco quando canto io e quando deve lui intervenire con la chitarra.

Quali sono le vostre influenze musicali?
Il nostro sound nasce dal background R&B del batterista, Ian ha una formazione molto hard, Darrel e Gilmore vengono dallo studio di musica classica mentre Jim Crichton ed io siamo cresciuti con il vecchio prog, i primi Genesis, i Kingpins e i Gentle Giant. Se misceli il tutto ottieni il sound dei Saga. Molto intricato, ma con ritmo e chitarre taglienti. Non traggo, invece, molte influenze nelle proposte attuali.

Qual è il tuo disco preferito dei Saga e quale ti piace di meno?
Il nuovo disco e Behaviour mi piacciono molto. Quello che mi piace meno è Steel Umbrellas. Quel disco era nato come colonna sonora per una serie televisiva tipo Miami Vice, l’intera esperienza fu un incubo. Ogni settimana volevano una canzone nuova per accompagnare delle scene d’azione, ma non gli andavano mai bene. Alla fine credo che ne abbiano usate un paio. Quel disco contiene al massimo due canzoni buone. Lo considero il peggiore perché è discontinuo ed è stato davvero strano inciderlo.

Generation 13 è un disco molto diverso dagli altri, è complesso e progressivo, a tratti sinfonico, resterà un opera isolata o farete altri dischi in questa direzione?
No, no, no, non ancora. È stato un bel lavoro ed è successo perché Jim ed io volevamo fare qualcosa veramente “over the top”, molto progressive e concettuale. Ci siamo molto divertiti, ma è stato anche molto faticoso, abbiamo subito molte pressioni.

Avete recentemente pubblicato molti lavori solisti ne farete ancora?
Ho completato metà del mio primo disco solista. Ho reso disponibile via Internet un edizione limitata con 5 brani per i fans per mostrare in quale direzione mi stessi muovendo. Non mi preoccupo comunque di finire il lavoro. Per il futuro degli altri non so dirti.

Siete una keyboard oriented band, perché non usate mai l’hammond?
Non è mai stato adatto al nostro sound. Quando penso all’hammond nel rock mi viene subito in mente Smoke on the Water.

Com’è avere uno del gruppo, Jim Crichton, che si occupa della produzione?
Qualche volta litighiamo come matti! Adesso la situazione è davvero democratica. Il problema è che registriamo in 3 o 4 studi e diverse persone danno il loro contributo. Non ci sono problemi di ego per determinare chi prenderà i diritti di tutto. È sempre stato tutto molto diplomatico, siamo insieme da così tanto tempo che se non fosse stato così non sarebbe durata. A volte Jim ed io vorremmo ucciderci, faremmo a pugni, ma dopo venti minuti abbiamo già fatto la pace e accettiamo i rispettivi punti di vista.

In Italia è dura essere vostri fans!
Lo so, so che i dischi non sono facili da trovare, ma ora vogliamo curare maggiormente la distribuzione dei nostri lavori anche nel vostro paese. Vogliamo davvero cambiare questa situazione e speriamo di fare dei concerti il prossimo anno anche da voi.

GB

Recensioni: Full Circle; House of Cards; Marathon; Silhouette
; All Areas; Network;
Chapters Live
; Trust; Remember When; Worlds Apart Revisited; 10.000 Days; Contact

Altre interviste: 2001; 2003

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