Insurgentes, il debutto solista di Steven Wilson, è stato un
ottimo disco, complesso e raffinato, come la genialità di uno
dei più influenti musicisti di questi anni. Oggi Wilson pubblica
il seguito di quel titolo fortunato a distanza di quattro anni ed
è ancora un doppio cd, lo sappiamo Wilson è instancabile,
iperproduttivo e abbiamo imparato che i suoi lavori sono sempre da
valutare con grande attenzione, per cui mi calo nell’ascolto
di Grace For Drowning con la dovuta curiosità, anche se il
titolo è decisamente inquietante.
Come dicevamo si tratta di un doppio cd, ognuno ha un suo sottotitolo,
il primo è “Deform to Form a Star”, il primo brano
eponimo parte con un fruscio e una melodia sognante evocata da un
pianoforte, che sembra arrivare da un passato lontano, ma il primo
vero brano è “Sectarian”, un titolo dalle ritmiche
complesse e dai suoni duri, vagamente Krimsoniani. Siamo in pieno
prog post moderno, ma nei suoi oltre sette minuti ci sono cambiamenti
continui, con molti spunti interessanti. Questo brano è decisamente
ben fatto e orchestrato, Steven ha scritto dimostrando grande proprietà
della materia. “Deform to Form a Star” è pura poesia,
l’elemento prog è sempre dominante, ma la linea melodica
entra subito nel cuore. È un brano più intimista e gentile
del precedente e soprattutto è davvero bello. “No Part
of Me” è meno coinvolgente dei due episodi precedenti,
ma è ugualmente creativo e intrigante e dopo ripetuti ascolti
penetra. Ancora grande lirismo in “Postcard”, Wilson è
ispirato e si sente. “Raider Prelude” è spiazzante,
sembra iniziare come un canto sacro, puoi entra un pianoforte greve
e dark e tutto assume connotati spettrali, un pretesto forse per lanciare
la straniante “Reminder the Black Dog”, che mantiene una
convincente aura dark, una chiusura in grande stile, dove una volta
di più possiamo apprezzare le grandi doti compositive del nostro.
Il secondo cd porta il sottotitolo di “Like Dust I’ve
Cleared From My Eye” e si apre con la dolcissima “Belle
de Jour”, che non è uno dei momenti più riusciti
del cd. Con “Index” si torna in atmosfere claustrofobiche
particolarmente tese e oscure. Ma nel cuore di Wilson c’è
ancora tanta oscurità e tanta angoscia, che emerge con forza
in “Track One”, ma nel finale c’è uno spiraglio
di luce. “Raider II” è una suite di oltre ventitre
minuti, c’è tutto Wilson dentro, ho esagerato non proprio
tutto, ma c’è davvero molto ed è difficile riassumere
tutto in poche righe, verso il finale crescendo da brividi. “Like
Dust…” ha l’onore di chiudere questo lavoro mastodontico
e lo fa con delicatezza, citando i Pink Floyd.
Questo nuovo lavoro del prolifico Steven non deluderà di certo
i suoi estimatori, è un disco ricco e generoso, di quelli che
si ascoltano sempre volentieri e che durano negli anni, come i grandi
classici. GB
Altre recensioni: Insurgentes (dvd);
The Raven That Refused to Sing; Hand
Cannot Erase; 4 1/2; To
the Bone; The Future Bites; The
Harmony Codex
Interviste: 2013;
2015
Live report: 2013; Pistoia
2013
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