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            Il re è nudo! Se si guarda all’artwork del nuovo disco 
            di Mr Wilson si possono intuire alcune cose sulle sue intenzioni artistiche. 
            Per la prima volta appare in copertina, senza vestiti e all’interno 
            sembra anche venir bersagliato, come se fosse messo alla gogna. Il 
            mastermind del prog post moderno pare voglia rivelarci il suo lato 
            più intimo, senza paura dei giudizi del pubblico, che sembra 
            quasi anticipare facendosi oggetto da colpire e i colpi non sono mancati. 
            Da quando questo nuovo disco ha iniziato a circolare ha scatenato 
            una ridda di giudizi negativi, alcuni del tutto insensati e altri 
            mirati e parzialmente condivisibili. Qualcuno che sembra non aver 
            capito sogna ancora il ritorno dei porcospini, ma troppe sarebbero 
            le considerazioni da fare, mettendo in discussione la natura stessa 
            del prog.
 
 Perché tanto scandalo? Perché Steven si è allontanato 
            dal genere che lo ha reso famoso per spostarsi verso sonorità 
            più pop, del resto già coi Blackfield aveva flirtato 
            non poco con soluzioni melodiche e formalmente lontane da certo rock 
            impegnato. Poi bisogna dire che con gli ultimi due dischi (tralasciando 
            4 ½) aveva toccato delle vette di tutto rispetto e conoscendo 
            il tipo c’era da aspettarsi un cambiamento di rotta, si sa che 
            Wilson non fa parte di quegli artisti che amano compiacere il pubblico 
            ripetendosi all’infinito. Così ecco un album di canzoni 
            abbastanza dirette e, se mi passate il termine, semplici.
 
 I suoni sono stratificati e la produzione è molto curata, il 
            nostro ha fatto un lavoro maniacale, infatti il disco sta andando 
            bene sul mercato, molto. In alcuni casi riesce anche a far provare 
            dei grossi brividi come nella seconda parte di “The Same Asylum”, 
            dove mostra i muscoli, ma per lo più ci sono poche parti riconducibili 
            a quanto ci siamo abituati ad ascoltare nella sua passata produzione 
            e alla lunga l’album risulta meno intrigante di come avrebbe 
            potuto essere, anche se non è facile giudicarlo con pochi ascolti.
 
 Per alcuni non sarà facile accettare il nuovo corso del nostro 
            e molti sperano in un dietrofront, personalmente non me lo auguro. 
            Questo disco non è un capolavoro, ma Wilson deve andare per 
            la sua strada e fare quello che gli dice il cuore e quelli che lo 
            amano continueranno a seguirlo. D’altra parte, fatto salvo il 
            diritto di critica, che un artista sia libero di esprimersi non dovrebbe 
            essere scontato? GB
 
 Altre recensioni: Insurgentes; Grace 
            For Drowning; The Raven That Refused 
            to Sing;
 Hand. Cannot. Erase.;  
            4 1/2; The Future Bites; The 
            Harmony Codex
 
 Interviste: 2013; 
            2015
 
 Live report: 2013; Pistoia 
            2013
 
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 Artisti correlati: Porcupine Tree; No-Man; Blackfield
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