Questo nuovo disco dei Saga è il primo senza Michael Sadler,
dopo tanti anni di carriera insieme è difficile pensare alla
band canadese senza il suo storico singer, che ha una voce così
unica, quindi gli interrogativi a cui questo The Human Condition deve
rispondere sono tanti, primo fra tutti chi sono i Saga oggi? Alla
batteria ritroviamo Brian Doerner (ex Helix), che era stato presente
anche su Trust, ma non nell’ultimo tour europeo della band canadese,
immortalato nel recente dvd Contact, che è uscito solo un mese
prima di questo nuovo album.
Fin dal primo brano appare evidente che i Saga oggi sono un gruppo
molto diverso da quello che conoscevamo, il nuovo album è orientato
al progressive, in passato c’era stato solo il magniloquente
Generation 13 che si era avventurato in territori arditi, per il resto
la band era sempre rimasta ancorata in territori più pomp rock,
con melodie ariose e suggestive, ma troppo leggere per il pubblico
prog. Poi c’è la voce del nuovo singer Rob Moratti (ex
Final Frontier) che ricorda un mix fra Steve Perry dei Journey e Phil
Collins, ma quello che manca di più sono certe melodie semplici
che ti colpivano fin dal primo ascolto, perché a volte la semplicità
è geniale, ma la scelta di avventurarsi nel prog è certamente
un atto di coraggio che merita tutta la nostra attenzione.
L’incipit della title track confonde un po’ le acque e
sembra di ascoltare una versione energizzata del combo canadese, ma
poi le scale spericolate di tastiere chiarsiscono che non si tratta
delle solite cose dei Saga, quello che si ascolta è chiramente
prog, quasi un po’ Magellan, anche nell’uso delle voci
effettate. “Step Inside” invece si stacca proprio del
tutto e si entra in un prog metallizzato, che non ha nulla da spartire
coi vecchi Saga, belle le melodie del refrain. “Hands of Time”
chiama in causa anche i Pendragon, quindi per intenderci non si tratta
di prog classico, ma più New Prog. “Hands of Time”
recupera qualcosa del classico Saga sound, ma siamo comunque in campo
prog, anche se troppo melodico per i puristi del genere. “A
Number With a Name” è uno dei brani più originali
del cd, uno dei pochi che riescono a mantenere un legame col passato
per creare nuove basi espressive, magari il disco fosse rimasto tutto
su questi livelli. Comunque sia il disco si mantiene su ottimi livelli,
ogni tanto risulta anche ispirato, come in “Crown of Thorns”,
ma non convince mai del tutto.
Forse ci dobbiamo ancora abituare a questi nuovi Saga, ma sinceramente
io non credo che la scelta di andare avanti a queste condizioni sia
stata del tutto una buona idea, in ogni caso sarà il futuro
a dirci se i Saga hanno fatto bene a proporci questa svolta, noi saremo
sempre pronti a cambiare idea. Per adesso stiamo a guardare, il futuro
è pieno di sorprese. GB
Altre recensioni: Full Circle; House
of Cards; Marathon; Silhouette;
All Areas;
Network; Chapters Live;
Trust;
Remember When;
Worlds Apart Revisited;
10.000 Days; Contact
Interviste: 1999; 2001;
2003
Sito web
|